domenica 1 dicembre 2024

Una cura per salvare la vita sulla terra

 Il 2024 sta segnando ulteriori record climatici a livello di temperatura (vedi 33 ore consecutive sopra lo zero in vetta al Mt Bianco a 4806 mlm). L’aumento di temperatura, scrive Meteo Suisse- “può essere spiegata unicamente tenendo conto del contributo delle attività umane allaumento delle concentrazioni globali delle emissioni di gas a effetto serra”. In particolare dall’uso di energie fossili (carbone, petrolio) a partire dalla rivoluzione industriale in poi. 

Emissioni che se fossero azzerate oggi, consentirebbero al complesso sistema naturale di riassorbire quelle liberate nell’atmosfera. Ma ci vorrebbero parecchi secoli per ritornare ai valori del preindustriale. L’azzeramento potrebbe invece limitare l’aumento a 4-5 gradi (oltre il doppio da preconizzato dalle conferenze ONU e sottoscritto dai governi).

Incombenza climatica e crescente divario nella distribuzione della ricchezza (il 10%più ricchi detiene oltre 85% del totale mondiale), non sembrano scalfire l’arroganza degli odierni “potenti della terra”: finanzieri e grands patrons dell’economia mondiale e fedeli politici a bordo del nuovo lussuosissimo Titanic. Mentre gli organi di diffusione (giornali, catene televisive) in mano ai primi offrono ampio e acritico spazio.


Il capitalismo uscito dalla crisi Covid mira cinicamente “al sodo”: massima e immediata redditività! Evaporato invece lo spirito di “entusiasta solidarietà” che aleggiava fra la popolazione e che sembrava potesse dar avvio ad una “Nuova era” di maggior equità, rispetto delle persone, della natura e di tuti gli esseri che la compongono! Al contrario: il singolo individuo vive sempre più isolato, le sue interazioni sociali limitate a persone/gruppi animati da stesse preferenze, sostanzialmente solo nell’interazione con l’economia: una relazione sostanzialmente di sudditanza!.

Il capitalismo odierno privilegia la produzione di beni e servizi solvibili, che assicurino massimo reddito a chi finanzia(azionisti e fondi investimento). D’obbligo la massima efficienza e produttività (niente tempi morti, minor costo di produzione) e la produzione di merce che abbia mercato (domanda solvibile): vedi armi, merce di lusso, ma anche a basso prezzo (usa getta e/o bassa qualità). I bisogni reali della maggioranza della popolazione (alloggi qualitativi, sanità, mobilità…) offerti a costi accessibili, non entrano in linea di conto; mentre affrontare l’incombenza climatica rimane un optional.


Che fare? In sostanza urge un cambiamento di paradigma culturale ( ovvero dei valori, principi etici, morali, scientifici e relative teorie) che  consenta alle persone di liberare la mente dal “fagocitamento” del capitalismo e poter  cambiare rotta per evitare  l’iceberg .che farà colare a picco l’intero  sistema biologico che ha dato vita anche a noi esseri umani.


Marco Bersani (Filosofo, socio fondatore di ATTAC Italia, e saggista)nel suo ultimo saggio fresco di stampa propone quello che chiama “paradigma “della cura”. 

Cura di sé, dellaltra, dellaltro, del vivente, del pianeta. Ovvero: dellinsieme degli elementi che compongono  e influenzano il funzionamento del sistema Terra su cui può essere riorganizzata la società futura. Bersani indica due condizioni (che chiama Rivoluzioni culturali)per riuscire nell’intento: Liberismo, 

1) rovesciare la cosmogonia” della narrazione liberista”, rimettendo al centro che a)“la natura è luniverso dentro il quale tutto accade; e la società deve essere il luogo dove le persone decidono come organizzare la vita comune”. b)leconomia sia “luogo dentro il quale la società determina come produrre e scambiarsi beni e servizi”.

2) rovesciare lideologia liberista (che esalta lautonomia dellindividuo: indipendente ed solo artefice del proprio destino) ripristinando la funzione primaria della società. 

Perché-come già indicò Vykoskij (psicologo e pedagogista sovietico 1896-1934)- levoluzione e sviluppo delle facoltà  di qualsiasi essere umano è strettamente legata alla dimensione sociale in cui nasce ed evolve.


Pubblicato in Area N°7, 13 settembre 2024,

La finanza ai piani alti del nuovo Titanic

 Tra il 2020 e il 2023 -secondo il rapporto OXfam 2024-i dividendi distribuiti agli azionisti dalle 1.200 società a maggiore capitalizzazione al mondo sono cresciuti, in termini reali, 14 volte in più  della retribuzione media dei lavoratori di 31 Paesi che insieme rappresentano 81% del PIL globale. Nello stesso periodo -“tenuto conto dellinflazione, le buste paga dei dipendenti del settore privato si sono contratte quasi del 13%, mentre i super ricchi sono aumentati numericamente”. Insomma povertà dilagante con disuguaglianze abissali e crescenti ovunque, anche in quelli occidentali, fra cui la nostra Elvezia dove risiedono 11 gruppi classificati da Fortune tra le 500 più grandi compagnie mondiali.

L’economia capitalista ha un “motore tricilindrico PRU”. Dove P sta per produzione di ricchezza (prodotti e servizi destinati al mercato), R sta per ridistribuzione dei ricavi della vendita (azionisti e lavoratori), U sta per uso della ricchezza (consumi, tasse, risparmio).

Dalla rivoluzione industriale in poi, il motore è diventato sempre più raffinato e  con le innovazioni scientifiche e tecnologiche nonché dellorganizzazione del lavoro raggiungendo performance crescenti(produttività e benefici. Tuttavia, conformemente allo spirito del capitalismo, non uguale ripartizione della “torta” dei benefici tra azionisti e lavoratori.


Digitalizzazione e telematica hanno reso possibile la globalizzazione dell’economia, consentendo di produrre in aree geografiche lontane, ma favorevoli: manodopera a gogo, minor costi salariali e vincoli legislativi, oltre che azzerare i tempi morti grazie al fuso orario. La nuova divisione del lavoro ha messo in concorrenza l’economia dei paesi avanzati con quella del sud emergente. Risultato: il capitale (mobile e senza bandiera) ha accresciuto gli utili, mentre i lavoratori delle aziende nondelocalizzate” del nord, sono rimasti “al palo” a livello di reddito reale; pur mantenendo il potere d’acquisto giovando di beni prodotti nei paesi emergenti con salari e costi di produzione inferiori.


Sotto la calma, apparente, covava il “crack  subprime” del 2008 che colpì grosse banche e importanti istituzioni finanziarie facendo venire a galla il gigantesco ammanco di riserve dei vari attori del settore; la causa fu l’adozione di asset innovativi che includono meccanismi per la gestione del rischio, la speculazione e la creazione di valore.(i più noti allora: Derivati, Cartolarizzazione, Hedge Funds, ecc.) Strumenti poco conosciuti e/o non contemplati dalla teoria economica. Un“FarWest del 21 secolo” caratterizzato da totale assenza di regolamentazione e controllo. Pratica poi nominata “finanziarizzazione dell’economia”(fenomeno mediante il quale mercati, istituzioni, nonché élite finanziarie, influenzano le decisioni economiche, spostandole dal settore produttivo). 


L’intelligenza artificiale(ovvero la capacità di svolgere operazioni mentali (scrittura, lettura,, analisi, traduzione, calcoli, ecc.) ad una velocità irraggiungibile per l’insieme degli umani ha consentito di realizzare un nuovo motore economico ancora più performante che offre ulteriori e succose opportunità alla finanziarizzazione. Opportunità accolte con grandi brindisi dai big della finanza, accompagnati da fedeli “star” della politica, ai piani alti del nuovo e lussuosissimo Titanic, disinteressati e comunque certi di cavarsela dall’impatto con l’iceberg del cambiamento climatico.


Pubblicato in AREA, N°6, 21 giugno 2024

Cambiare o perire. Non ci sono alternative

Montagne e ghiacciai che collassano a causa del progressivo aumento della temperatura che sta sciogliendo il permafrost (suolo perennemente gelato, circa il 25%  della terra, 5% di quello CH) intaccando la stabilità. Scioglimento che interessa anche la tundra -zone circumpolari di Groenlandia, Canada, Alaska e Russia- e che ha per conseguenza la liberazione di gas ad effetto serra imprigionato da  migliaia di anni. Gas che liberati si aggiungono a quelli generati dal nostro sistema socio economico, facendoli ulteriormente crescere, invece che, come dovremmo, diminuire! Sul piano sociale pure notizie allarmanti: la forchetta dei redditi continua ad allargarsi nei paesi avanzati, compresa la “ricca Svizzera”: dove il 50% delle famiglie ha difficoltà a sbarcare il lunario.


Due segnali chiari ed ineluttabili che il sistema socio economico in auge generi più disastri e crei maggiori problemi dei declamati benefici. Insomma “Time is over”: gioca forza voltare pagina, soprattutto rapidamente, se vogliamo dare una chance alle prossime generazioni; e più in generale al sistema biologico odierno a cui apparteniamo, evitando la sesta estinzione di massa. Non abbiamo scelta: in altre parole è assolutamente indispensabile ed urgente adottare misure agendo per affrontare l’incombenza climatica e, al contempo, approntare un sistema socio economico che risponda ai bisogni reali degli umani, in sintonia con le esigenze di funzionamento del complesso sistema biologico dal quale dipendiamo.

Il dibattito sulle possibili alternative non è nuovo, anzi: già agli inizi del secolo scorso la riflessione teorica riguardante economia, biologia e termodinamica diede avvio ad approfondimenti. La ex Unione sovietica- come ricorda J.B.Fosteraveva la scienza ecologica più dinamica del mondo nel 1920. “Gli scienziati sovietici furono i primi a prestare attenzione al cambiamento climatico accelerato”. Questioni messe in secondo piano a seguito delle purghe sotto Stalin e le sue priorità per realizzare il Capitalismo di stato in Unione sovietica e nei paesi dell’allora blocco orientale.


Oggigiorno “decrescita e ecosocialismo” rappresentano le correnti più importanti della sinistra ecologica. Nel suo  saggio del 2021, il filosofo M. Lowy ricorda che l’ecosocialismo si basa su una potenzialità già ravvisata da Marx ovvero:”la predominanza, in una società senza classi, liberata dallalienazione capitalistica, dell'essere” rispetto all’avere. Concretamente per la persona disporre di tempo libero da dedicare ad attività culturali, sportive, ludiche, erotiche oltre che scientifiche, artistiche, sociali oltre che politiche, piuttosto che il desiderio di un infinito possesso di oggetti.

Lowy segnala la proposta di St.Lavignotte (ecologista, saggista) per il quale la sfida consiste nel trovare un filo conduttore che consenta di essere operativi, onde a)coniugare la lotta per linteresse ecologico ed economico della maggioranza della popolazione, contro quello dei grandi proprietari di capitale e b) (ri)attivare la discussione, il confronto che sappia ravvivare e coinvolgere  la crescente maggioranza dei cittadini che ha abbandonato e/o si sente abbandonata dalla politica.


In altre parole la proposta sostenuta da Lowy-Lavignotte mira a realizzare, senza nascondere gli inevitabili disaccordi, una composizione politica di tutti coloro che, avendo compreso che la sopravvivenza della vita sul pianeta necessita di condizioni in netta contraddizione  con il capitalismo, cercano una via alternativa Purtroppo al momento navighiamo in alto mare, senza bussola, in balia di eventi tragici e sconvolgenti (guerre) che oltre a straziante follia, come sono tutti i conflitti armati, rafforzano il modello economico che ci sta spingendo verso il “buco nero” della 6°distruzione biologica di massa. Non abbiamo scelta: impegnarsi per cambiare modello socio-economico o perire.


Pubblicato in AREA,N°5, maggio 2024

Senza energia, Niente vita

 Essendo incapaci di produrre energia necessaria per vivere, qualsiasi essere vivente, dal più semplice e microscopico al più complesso (esseri umani), deve procacciarsela. Forse pochi sanno che la nostra specie, nata essenzialmente carnivora, quando scese di un gradino le toccò mettersi a lavorare non essendo geneticamente attrezzata per mangiare vegetali selvatici (producono molta cellulosa). I nostri lontani antenati si diedero allora all’agricoltura: “Una lunga lotta” – come ricorda Laura Conti – “per costringere le piante a produrre molto meno cellulosa più amido, olio e proteine”. Ciò implicò però lavorare più a lungo e più intensamente per essere più produttivi, ed estendere le coltivazioni e/o migliorare la fertilità dei suoli. Addomesticamento e allevamento animale, nonché selezione e produzione vegetale sono stati per migliaia di anni le principali risorse da cui cibandosi hanno tratto l’energia necessaria per vivere. La rivoluzione industriale avvenne senza sapere prima e tener conto poi, quando la scienza lo dimostrò, che la combustione di risorse fossili produce gas ad effetto serra. “Quell’effetto serra che ha contribuito a generare condizioni di abitabilità – spiega E. Lorenzini – ampliato a dismisura dalle attività umane si sta trasformando in un effetto pernicioso”.

L’abbaglio che continua ad accecare governanti, politici, imprenditori e la maggioranza degli economisti è la non comprensione che l’attività biologica del nostro globo forma un tutt’uno in evoluzione; è il risultato della continua interazione tra le sue diverse componenti: viventi (animali, vegetali, funghi giù giù fino ai microrganismi) dove ciascuno svolge un ruolo utile per il mantenimento della vita del sistema biologico, la cui complessità permette al sistema stesso di essere più flessibile, di adattarsi ai mutamenti dell’ambiente, di avere più probabilità di sopravvivere e quindi di evolversi. Due meccanismi sono fondamentali per realizzare quello che Tiezzi chiama “il lungo e meraviglioso gioco ecodinamico della natura”: retroazione (feedback )e omeostasi (ricerca dell’equilibrio).

Al modello di sviluppo dominante manca tale comprensione (l’unica pseudo-omeostasi riconosciuta è quella “meccanica” della parità di bilancio tra entrate e uscite), mentre la volontà di girare finalmente pagina è lungi dal concretizzarsi.

Ne risulta che le pratiche dei “paesi avanzati” e, a ruota, di quelli “emergenti” generano scempi carichi di conseguenze:

1) appropriandosi e utilizzando sempre più energia primaria terrestre (generata dalla fotosintesi) per assicurare la produzione di beni e servizi, la sottraggono al resto della comunità dei viventi condannandola a morte: risultato, riduzione della biodiversità
2) la riduzione di biodiversità significa interruzione della lunga catena biologica che consente alle varie specie di ricavare energia per mantenere ognuna in uno stato di non equilibrio termodinamico (equilibrio c’è solo con la morte)
3) sfruttando l’energia sussidiaria contenuta nelle risorse fossili, si continua a generare gas a effetto serra, responsabile dello scombussolamento climatico in corso e, di conseguenza, del funzionamento del sistema biologico.

L’economia mainstream rimane ancorata al paradigma di equilibrio, incapace di capire, spiega Rifkin, che “ogni espropriazione di energia disponibile fornisce un guadagno a breve termine a spese di una perdita antropica maggiore a lungo termine”. Quanto sta appunto accadendo.

Barbarie e alienazione del capitalismo

 II 64% della somma votata dal Parlamento USA per l’aiuto all’Ucraina è rientrato sotto forma di acquisti di armamenti, prodotti da aziende USA. Copia-incolla per la Gran Bretagna. Le guerre consentono di realizzare la “macchina economica perfetta”: produrre (armi, munizioni) – distribuire (introiti) – consumare immediatamente i prodotti; niente scorte inutilizzate, nessun calo della domanda, bensì ordini a getto continuo! Più durano e più rafforzano i proventi, soprattutto se la guerra avviene altrove. Insomma un “motore economico” garante di alta redditività ricercata dal capitalismo odierno, quello detto della “finanziarizzazione”. E quando si parla di redditività vale la regola non scritta del “niente scrupoli”!

Il niente scrupoli ci rinvia al ’500, momento storico che segnalò l’avvio del capitalismo con il progressivo allentamento del divieto di usura (chiedere un interesse sul prestito di denaro, quindi di lucrare) da parte della Chiesa. Ciò diede linfa e vita propria a società specializzate nel prestito (le banche). 

Il niente scrupoli, caratteristica dominante del colonialismo nelle Americhe, la brutalità dei suoi metodi decimò la forza lavoro locale, rendendo  necessario importare gli schiavi da paesi africani. Operazione che diede avvio ad un mercato altamente lucrativo, che attirò finanziatori, tra cui lo svizzero David de Pury (che dà anche il nome alla principale piazza della città di Neuchâtel), e Banche svizzere che, come spiega lo storico H. Fässler “hanno posseduto fino ad un terzo delle azioni della Compagnia delle Indie, società francese monopolista nel traffico di schiavi in Africa Occidentale”. 

La rivoluzione industriale, rese via via superflua la tratta di schiavi, dirigendo il lucrare di Banche e azionisti al mercato nascente delle risorse energetiche fossili.

Oggidì la cecità e al contempo la determinazione del neoliberismo nel privilegiare metodi che favoriscano accumulazione tramite gli strumenti finanziari sono più forti che mai, con pesanti e, devastanti conseguenze:

 a) ampliano il divario di ricchezza all’interno di tutti i paesi e tra paesi;
 b) rendono opache operazioni, transizioni finanziarie impedendo o limitando le responsabilità ma soprattutto, 
c) favoriscono metodi di produzione e consumo che stanno avendo effetti perniciosi: riduzione di biodiversità e il maggiore cambiamento d’equilibrio climatico degli ultimi 10.000 anni; 
d) dirigono il vascello Umanità (arca con a bordo tutti gli esseri biologici - non solo animali) verso l’iceberg “cambiamento climatico” irreversibile e incontrollabile, che metterà a repentaglio le fondamenta stesse della vita in generale, oltre che umana in particolare oggi vigente.
Davanti all’incapacità di cambiare rotta, il sociologo e filosofo Michael Löwy (direttore emerito in scienze sociali presso il CNRS, Centro nazionale francese di ricerca scientifica) formula l’ipotesi che la società capitalista sia sostanzialmente vittima dell’alienazione. Alienazione intesa quale “processo mediante il quale prodotti dell’attività umana, lavoro e produzione, diventano indipendenti dai loro creatori assumendo potere autonomo. Potere che sfugge al loro controllo e gli si oppone come ostile ed estraneo” come spiegò Marx nei manoscritti del 1844. Fenomeno che oggidì riguarda anche: merci, mercato mondiale, combustibili fossili, agricoltura industriale, produttivismo e consumismo. “Di fatto – ribadisce Löwy – l’intera civiltà industriale è diventata una potenza incontrollabile, che si rivolta contro i suoi creatori e minaccia di distruggerli”. Detto altrimenti: o scegliamo di mettere fine al capitalismo, o lui metterà fine alla vita terrestre oggi conosciuta. Per riuscirci occorre tuttavia volontà d’agire e determinazione globale che attualmente sono assenti.

Pubblicato da Area, N°4  26.04.2024 

lunedì 4 novembre 2024

La terra suona la sveglia: basta sprecare!

 “Ripara, riusa ricicla: risparmiare risorse fa bene a te e all’ambiente” è lo slogan sul sito web del Parlamento europeo per lanciare e promuovere la transizione verso un’economia circolare. Finalmente, la politica, superando i vari ostacoli frapposti dai settori economici per annacquare o impedire il cambiamento, ha adottato norme che dovrebbero evitare ulteriore spreco e soprattutto frenare la distruzione definitiva di materie e sostanze limitate a livello planetario preservandole per le generazioni future. Imprenditori e azionisti hanno compreso che “riciclaggio e riuso” oltre a rafforzare l’immagine aziendale rappresentano un reale guadagno economico e finanziario. Da qui la loro attenzione nel segnalare gli sforzi nel riciclare (vedi Nestlé che indica la percentuale di riciclo delle capsule in Alu).

Tuttavia il riciclo di sostanze richiede energia e l’energia (indipendentemente dalla fonte che la produce), una volta sfruttata (bruciando carbone o gasolio, benzina nel motore a scoppio, elettricità per illuminare, azionare un motore riscaldare), non è più recuperabile!

Un fenomeno spiegato dalle leggi fisiche della termodinamica che la scienza economica nel suo insieme ha ignorato, facendo spallucce alle spiegazioni scientifiche. E qui sta il nocciolo di un problema non più negato, ma pur sempre sottovalutato dalla “scienza economica mainstream” ostinata sulla necessità di crescita economica. “Chiunque creda che la crescita esponenziale possa andare avanti per sempre in un mondo finito è un pazzo o un economista”, aveva affermato con humour inglese l’economista Kenneth Boulding. Le cose stanno cambiando: economisti “tradizionali” (la maggioranza) e le varie scuole da cui provengono ammettono oramai l’esistenza di limiti biofisici, sostenendo  che “la crescita economica può essere disaccoppiata dal consumo di energia e materiali o dagli impatti ambientali, (che è la stessa cosa)”, spiega il professor Federico Demaria della Società europea di economia ecologica. Tuttavia, aggiunge, “le serie storiche sui flussi di materiali di EUROSTAT dimostrano che finora ciò non è avvenuto. Al massimo, c’è un disaccoppiamento relativo” (diminuzione dell’uso delle risorse per unità di PIL), ma “nessun disaccoppiamento assoluto, che è ciò che conta”. Insomma siamo sempre e drammaticamente ai piedi della “fatidica scala”! Che fare? La risposta è una sola: diminuzione assoluta del consumo di risorse ambientali. Come? Adottando e praticando il comportamento di tutti gli altri esseri biologici viventi con cui da sempre condividiamo la Terra. Esseri biologici incapaci di produrre energia, costretti per vivere e riprodursi a prelevare quella necessaria dalla lunga e complessa catena biologica tramite la quale ogni specie si nutre.

I sistemi naturali “conoscono molto bene la termodinamica e il rendimento termodinamico dei loro processi è molto alto – spiegava Enzo Tiezzi (biochimico e ricercatore di fama mondiale – ciò comporta entropia ridotta al minimo possibile”. Il “segreto della straordinaria performance dei sistemi naturali passati e odierni è la coppia adattività (al contesto) e rigeneratività (quale misura della prestazione). Una coppia di criteri che era propria anche agli umani prima della rivoluzione industriale; e benché usassero carbone per riscaldare o fondere metalli e lavorare metalli l’impatto è stato poco significativo fino all’invenzione della macchina a vapore che aprì l’era della rivoluzione industriale senza tuttavia comprenderne dal punto di vista fisico-chimico-ambientale le possibili implicazioni”. La Terra suona la sveglia: time is over per i sogni di crescita esponenziale.

pubblicato AREA N°10-2014

lunedì 9 settembre 2024

Una cura per salvaguardare la vita sulla terra

 

Il 2024 sta segnando ulteriori record climatici a livello di temperatura (vedi 33 ore consecutive sopra lo zero in vetta al Mt Bianco a 4806 mlm). L’aumento di temperatura, scrive Meteo Suisse- “può essere spiegata unicamente tenendo conto del contributo delle attività umane allaumento delle concentrazioni globali delle emissioni di gas a effetto serra”. In particolare dall’uso di energie fossili (carbone, petrolio) a partire dalla rivoluzione industriale in poi. 

Emissioni che se fossero azzerate oggi, consentirebbero al complesso sistema naturale di riassorbire quelle liberate nell’atmosfera. Ma ci vorrebbero parecchi secoli per ritornare ai valori del preindustriale. L’azzeramento potrebbe invece limitare l’aumento a 4-5 gradi (oltre il doppio da preconizzato dalle conferenze ONU e sottoscritto dai governi).

Incombenza climatica e crescente divario nella distribuzione della ricchezza (il 10%più ricchi detiene oltre 85% del totale mondiale), non sembrano scalfire l’arroganza degli odierni “potenti della terra”: finanzieri e grands patrons dell’economia mondiale e fedeli politici a bordo del nuovo lussuosissimo Titanic. Mentre gli organi di diffusione (giornali, catene televisive) in mano ai primi offrono ampio e acritico spazio.

Il capitalismo uscito dalla crisi Covid mira cinicamente “al sodo”: massima e immediata redditività! Evaporato invece lo spirito di “entusiasta solidarietà” che aleggiava fra la popolazione e che sembrava potesse dar avvio ad una “Nuova era” di maggior equità, rispetto delle persone, della natura e di tuti gli esseri che la compongono! Al contrario: il singolo individuo vive sempre più isolato, le sue interazioni sociali limitate a persone/gruppi animati da stesse preferenze, sostanzialmente solo nell’interazione con l’economia: una relazione sostanzialmente di sudditanza!.

Il capitalismo odierno privilegia la produzione di beni e servizi solvibili, che assicurino massimo reddito a chi finanzia(azionisti e fondi investimento). D’obbligo la massima efficienza e produttività (niente tempi morti, minor costo di produzione) e la produzione di merce che abbia mercato (domanda solvibile): vedi armi, merce di lusso, ma anche a basso prezzo (usa getta e/o bassa qualità). I bisogni reali della maggioranza della popolazione (alloggi qualitativi, sanità, mobilità…) offerti a costi accessibili, non entrano in linea di conto; mentre affrontare l’incombenza climatica rimane un optional.

Che fare? In sostanza urge un cambiamento di paradigma culturale ( ovvero dei valori, principi etici, morali, scientifici e relative teorie) che  consenta alle persone di liberare la mente dal “fagocitamento” del capitalismo e poter  cambiare rotta per evitare  l’iceberg .che farà colare a picco l’intero  sistema biologico che ha dato vita anche a noi esseri umani.

Marco Bersani (Filosofo, socio fondatore di ATTAC Italia, e saggista)nel suo ultimo saggio fresco di stampa propone quello che chiama “paradigma “della cura”. 

Cura di sé, dellaltra, dellaltro, del vivente, del pianeta. Ovvero: dellinsieme degli elementi che compongono  e influenzano il funzionamento del sistema Terra su cui può essere riorganizzata la società futura. Bersani indica due condizioni (che chiama Rivoluzioni culturali)per riuscire nell’intento: 1) rovesciare la cosmogonia” della narrazione liberista”, rimettendo al centro che a)“la natura è luniverso dentro il quale tutto accade; e la società deve essere il luogo dove le persone decidono come organizzare la vita comune”. b)leconomia sia “luogo dentro il quale la società determina come produrre e scambiarsi beni e servizi”.

2) rovesciare lideologia liberista (che esalta lautonomia dellindividuo: indipendente ed solo artefice del proprio destino) ripristinando la funzione primaria della società. Perché-come già indicò Vykoskij (psicologo e pedagogista sovietico 1896-1934)- levoluzione e sviluppo delle facoltà  di qualsiasi essere umano è strettamente legata alla dimensione sociale in cui nasce ed evolve.



Pubblicato in AREA N del 7 settembre 2024