giovedì 14 agosto 2025

UN NUOVO LEONE NEL BUIO DEL NEOLIBERISMO

Nel “buio” di civiltà odierno (in cui tutti i Governanti sottoscrivono trattati -da quello riguardante la proibizione di bombardare città disarmate (accordo/convenzione  dell’Aia del 1905, a quelli sul Clima delle Nazioni Unite) una tenue luce di speranza aveva illuminato il Mondo: quella di Papa Bergoglio Francesco, contrario a guerre, a favore dei deboli e della salvaguardia della natura. La designazione di Robert Francis Prevost, le sue prime dichiarazioni da eletto, oltre che la scelta del nome, mantengono acceso il lume.

Intanto il nuovo pontefice non viene dal nulla: alla guida del Dicastero dei Vescovi Prevost affermò che riguardo al cambiamento climatico era “ora di passare dalle parole ai fatti: con l’ambiente ci deve essere un “rapporto di reciprocità”. Lo scorso 29 novembre partecipando ad un seminario a Roma aveva messo in guardia “dalle conseguenze “dannose” dello sviluppo tecnologico, ribadendo l’impegno della Santa Sede per la tutela dell’ambiente e che a risposta doveva «basarsi sulla Dottrina sociale della Chiesa» che fu opera di Leone XIII.

Un riferimento quest’ultimo, che chiarisce la sua scelta del nome. Leone XIII, autore nel 1891 della suddetta Dottrina sociale, denunciò le pesanti ripercussioni sociali generate dal capitalismo industriale, che in pochi decenni aveva radicalmente modificato  il sistema socio-economico portando al “monopolio della produzione e del commercio, tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all'infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile”. 

Sostanzialmente la fase storica attuale ha parecchie analogie con quella dell’800. Ambedue caratterizzate da una rivoluzione radicale, ovvero un cambiamento profondo e  irreversibile dell'ordine esistente. 

Leone XIII colse il disagio, richiamando i singoli Stati ad assumere un ruolo attivo per dirimere i conflitti crescenti tra “capitale e lavoro”. Riconosceva le reali sofferenze e ingiustizie subite dai lavoratori; ponendosi tuttavia in una posizione mediana rispetto ai socialisti(di cui criticava la volontà di abolire la proprietà privata) da lui considera contraria alla legge naturale; e ai liberali (in particolare della corrente laicista, di cui  Leone XIII criticava l’idea di libertà sganciata dalla verità morale e religiosa, la separazione netta tra Stato e Chiesa, nonché  l’autonomia assoluta della ragione. 

A distanza di poco più di un secolo, e dopo una fase di politiche di welfare, avviate a fine dell’800, nonché il susseguirsi di innovazioni tecnologiche importanti, è riaffiorata, diventando endemica, l’emarginazione socio economica, nei paesi, im primis quelli ricchi occidentali.

Lemme lemme il neoliberalismo sta plasmando la società :

  1. favorisce innovazioni tecnologiche a mero interesse economico senza complimenti sociali(vedi la cosiddetta intelligenza artificiale che invade il campo delle competenze cognitive fino a pochi anni orsono di solo e stretta competenza umana, che aumenta l’efficienza, riducendo il fabbisogno di personale umano, creando  ricchezza, che non “gocciola”, arricchendo a dismisura i super ricchi; .
  2. guida la politica degli Stati privilegiando i criteri di massima crescita economica a CT, sminuendo l’importanza delle misure di welfare (in CH: vedi costi casse malati, rendita AVS lontana dal ”coprire adeguatamente il fabbisogno vitale” (art 112 Costituzione Svizzera), idem a livello ambientale; 
  3. considera gli obiettivi ambientali quale possibilità e non condizione necessaria. Consentendo agli stati con la maggior impronta ecologica (tra cui la Svizzera ) di “mascherare” il deficit utilizzando il mercato dei bonus; e chiedere  ottenendolo un rinvio della scadenza per la proibizione dell’uso di risorse fossili (vedi conferenze delle nazioni unite  su clima e biodiversità del 2024)

A differenza della crisi sociale, l’emergenza climatico ambientale odierna e la distruzione di materie prime non sono una questione ideologica. Ambedue impattano indistintamente su tutto e tutti. L’alternativa è una sola: cambiare il sistema socio economico mainstream, altrimenti la 6° estinzione di massa cancellerà dalla terra il sistema biologico a cui apparteniamo.


Publlicato in Area  del 23 maggio 2025 Rubrica *Dietro lo specchio

Il futuro assediato dalla elite

 La storia dell’umanità è costellata da momenti “bui”. Quello attuale è il più grave per  via di problemi e relative possibili conseguenze a breve e lungo termine. I titoli delle News ne evidenziano tre: in primis le due guerre che stanno provocando strazio, oltre che distruzioni di risorse economiche e naturali. Poi l’aumento della disparità sociali, sopratutto nei paesi che si considerano avanzati, Svizzera compresa, ovunque la forchetta di reddito tra base e sommità della piramide si è allungata: super ricchi sempre più ricchi, mentre una parte di classe media sta scivolando” verso il basso, ingrossando quella alla base, facendo sempre più fatica a sbarcare il lunario. Infine, ma non ultimo, il cambiamento climatico palesemente in corso generato dal crescente livello di gas ad effetto serra generati da risorse energetiche fossili che con l’Accordo di Parigi del 2017 i singoli Stati si erano invece impegnati ridurre. Tre eventi indegni a qualsiasi società che si definisce avanzata e progredita.

Mentre le guerre sono erroneamente classate quali “eventi straordinari” di forza maggiore”, che presto a tardi terminano, quando invece sono diventate un elemento centrale dell’economia, con pesanti conseguenze umane psicologiche, oltre che materiali di chi le ha vissute, le due altre questioni -aumento di popolazione con un reddito insufficiente e incipiente disastro climatico- denotano invece inaudito agire di una schiera di politici chiamati a condurre le sorte del proprio Paese. Governanti che antepongono interessi a CT di una minoranza, a quelli, comuni e a LT, dell’insieme della popolazione. Politici e governanti che a mo’ di moderni "pifferai"argomentano che la soluzione a suddetti problemi non può realizzarsi a prescindere dalla crescita economica. Non prima di aver sermonato che il Liberalismo, rappresentato dalla coppia “Capitalismo-Democrazia” è la soluzione vincente, la sola in grado di affrontare e risolvere i problemi dellumanità.


Succede tuttavia che Trump, presidente del Paese considerato faro di democrazia, cancelli la sottoscrizione USA agli accordi sul Clima, con grande esultanza dei settori finanziari (tra cui la “nostra” UBS) felici di poter rilanciare i lucrativi fondi d’investimento. Inoltre, per riuscire nell’intento di riportare a casa parte della produzione all’estero, scelga le manieri “forti” facendosi baffo degli accordi internazionali sul Commercio(vedi dazi sulle importazioni).E succede che nell’Europa UE vi siano Governi entusiasti della proposta della Presidente Von der Leyen che per evitarelaffondamento economico del Titanic Europa” dia smalto alla soluzione di cui le "buone famiglie, a cui ella appartiene, trassero enormi benefici durante il Terzo Reich. Ovvero “il cosiddetto  Keynesismo militare che poggia sull’investimento nella produzione militare per generare salari e potere d’acquisto, rilanciando così l’economia. Dimenticando che ciò implica usare le armi (ovvero guerre) come fece la Germania di Hitler e hanno proseguito a fare gli USA dopo la fine della 2 guerra mondiale dalla guerra in Indocina a quelle del Vietnam su su fino ad Irak, Afghanistan, e dopo lo scoop del NYT anche con Ucraina. 


Evidentemente felicissimi i settori finanziari e varie élite che hanno visto i valori delle loro azioni spiccare il volo; per nulla turbati che la Sovranità popolare -principio cardine della democrazia liberale- sia sostituita dalle decisioni di élite a cui appartengono. 

Lemme lemme assistiamo ad un cambiamento caratterizzato da un trasferimento di sempre più  poteri ad istituzioni non maggioritarie come le corti costituzionali, le banche centrali e la Commissione UE”. Fenomeno che come scrive J. Zielonka, prof Cà Foscari Venezia- “priva gli elettori della possibilità di esprimersi in politica”, con le perniciose derive autoritarie a cui sempre più assistiamo. Ci attendono anni di grande incertezze nonché tensione sociali.I risultati nulla cambiando saranno terribili.



Un Harakiri globale

 Fra  i molti auspici formulati all’avvio del millennio figuravano: pace Guerra Fredda che suscitò il desiderio di un’epoca di pace con la mediazione delle Nazioni Unite; sviluppo sostenibile mediante veloce abbandono delle risorse energetiche fossili, il cui uso genera gas serra, responsabili del costante aumento di temperatura e tutela ambientale adottando misure di conservazione della biodiversità. 

Un quarto di secolo dopo il quadro è cambiato radicalmente, purtroppo in peggio: la guerra impera sia nel centro geografico dell’Europa tra due paesi confinanti (Russia e Ucraina), sia in Medio Oriente. A livello di sviluppo sostenibile e biodiversità gli indicatori ecologici riguardanti acqua, biodiversità , polluzione chimica, qualità della terra e clima sono al rosso scarlatto, mentre la temperatura terrestre e dei mari è in continua ascesa, superando con 25 anni di anticipo il limite massimo di 1,5 C rispetto ai livelli preindustriali, fissato per evitare conseguenze climatiche catastrofiche e irreversibili.

Sebbene la questione ambientale abbia progressivamente occupato uno spazio pubblico, con agenzie e ministeri dei vari paesi sempre più impegnati nella raccolta di dati, e con loro pure moltissime aziende nel convalidare i propri sforzi, le decisioni operative non sono all’altezza dei problemi. Interessi geopolitici e priorità economiche e finanziarie a corto termine conti-nuano a far slittare l’applicazione delle leggi su misureriguardanti l’abbandono delle risorse energetiche fossili, rispettivamente dell’uso di sostanze tossiche elaborate sotto l’egida dell’ONU. 

“La ragione principale dello smacco è e rimane la subalternità delle questioni ambientali alla

necessità di garantire la crescita economica, e quindi ai relativi obiettivi e strumenti”, scrive il sociologo Razmig Keuchean, “la crescita è e rimane il parametro cruciale a

cui Natura e insieme sociale devono accomodarsi”. La crescita è cioè “il Sacro Graal” dello sviluppo. “La difficoltàè strutturale. Essa risulta da tensioni reali tra imperativo

d’accumulazione del capitale e urgenza ecologica”.Significativa al riguardo la posizione dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico raggruppante 38 stati dell’area “occidentale”, fra cui la Svizzera, ma senza Cina, Russia, India, Sudafrica, Brasile). Essa parla di “crescita verde”, ovvero: disporre energiasenza emissione di gas a effetto serra. Ciò che aumenta ambiguità e confusione. Infatti seppur già esistono tecnologie che permettono di assorbire gas serra, a tutt’oggi il disaccoppiamento promesso tra

crescita economica e diminuzione dei gas serra è invisibile. 

L’illusione di poterlo fare è duplice: impossibile eliminare in tempi utili i gas serra ac-

cumulatisi negli ultimi 200 anni nell’atmosfera, e in continuo aumento. Ma anche se lo fosse il ragionamento coccia contro la crassa ignoranza delleleggi fisiche della termodinamica, che spiegano che nessun sistema può trasformare energia senza perdite, e ogni conversione energetica comporta inefficienze e accumulo di calore nel sistema terrestre. ueste regole natu-

rali – non modificabili da volontà politica o interessi economici – rendono illusoria l’idea di una crescita infinita basata su risorse limitate della Terra e sulla violazione degli equilibri climatici.

Il mantenimento di convinzioni basate su comprensioni errate sta mettendo in pericolo gli equilibri planetari e minaccia l’esistenza dell’intero sistema biologico a cui appartiene l’umanità. Ma di ciò i governanti dei paesi avanzati non sembrano aver compreso il significato. Un harakiri globale.


Pubblicato in AREA del 6 giugno 2025- Rubrica *Dietro lo specchio"

domenica 1 dicembre 2024

Una cura per salvare la vita sulla terra

 Il 2024 sta segnando ulteriori record climatici a livello di temperatura (vedi 33 ore consecutive sopra lo zero in vetta al Mt Bianco a 4806 mlm). L’aumento di temperatura, scrive Meteo Suisse- “può essere spiegata unicamente tenendo conto del contributo delle attività umane allaumento delle concentrazioni globali delle emissioni di gas a effetto serra”. In particolare dall’uso di energie fossili (carbone, petrolio) a partire dalla rivoluzione industriale in poi. 

Emissioni che se fossero azzerate oggi, consentirebbero al complesso sistema naturale di riassorbire quelle liberate nell’atmosfera. Ma ci vorrebbero parecchi secoli per ritornare ai valori del preindustriale. L’azzeramento potrebbe invece limitare l’aumento a 4-5 gradi (oltre il doppio da preconizzato dalle conferenze ONU e sottoscritto dai governi).

Incombenza climatica e crescente divario nella distribuzione della ricchezza (il 10%più ricchi detiene oltre 85% del totale mondiale), non sembrano scalfire l’arroganza degli odierni “potenti della terra”: finanzieri e grands patrons dell’economia mondiale e fedeli politici a bordo del nuovo lussuosissimo Titanic. Mentre gli organi di diffusione (giornali, catene televisive) in mano ai primi offrono ampio e acritico spazio.


Il capitalismo uscito dalla crisi Covid mira cinicamente “al sodo”: massima e immediata redditività! Evaporato invece lo spirito di “entusiasta solidarietà” che aleggiava fra la popolazione e che sembrava potesse dar avvio ad una “Nuova era” di maggior equità, rispetto delle persone, della natura e di tuti gli esseri che la compongono! Al contrario: il singolo individuo vive sempre più isolato, le sue interazioni sociali limitate a persone/gruppi animati da stesse preferenze, sostanzialmente solo nell’interazione con l’economia: una relazione sostanzialmente di sudditanza!.

Il capitalismo odierno privilegia la produzione di beni e servizi solvibili, che assicurino massimo reddito a chi finanzia(azionisti e fondi investimento). D’obbligo la massima efficienza e produttività (niente tempi morti, minor costo di produzione) e la produzione di merce che abbia mercato (domanda solvibile): vedi armi, merce di lusso, ma anche a basso prezzo (usa getta e/o bassa qualità). I bisogni reali della maggioranza della popolazione (alloggi qualitativi, sanità, mobilità…) offerti a costi accessibili, non entrano in linea di conto; mentre affrontare l’incombenza climatica rimane un optional.


Che fare? In sostanza urge un cambiamento di paradigma culturale ( ovvero dei valori, principi etici, morali, scientifici e relative teorie) che  consenta alle persone di liberare la mente dal “fagocitamento” del capitalismo e poter  cambiare rotta per evitare  l’iceberg .che farà colare a picco l’intero  sistema biologico che ha dato vita anche a noi esseri umani.


Marco Bersani (Filosofo, socio fondatore di ATTAC Italia, e saggista)nel suo ultimo saggio fresco di stampa propone quello che chiama “paradigma “della cura”. 

Cura di sé, dellaltra, dellaltro, del vivente, del pianeta. Ovvero: dellinsieme degli elementi che compongono  e influenzano il funzionamento del sistema Terra su cui può essere riorganizzata la società futura. Bersani indica due condizioni (che chiama Rivoluzioni culturali)per riuscire nell’intento: Liberismo, 

1) rovesciare la cosmogonia” della narrazione liberista”, rimettendo al centro che a)“la natura è luniverso dentro il quale tutto accade; e la società deve essere il luogo dove le persone decidono come organizzare la vita comune”. b)leconomia sia “luogo dentro il quale la società determina come produrre e scambiarsi beni e servizi”.

2) rovesciare lideologia liberista (che esalta lautonomia dellindividuo: indipendente ed solo artefice del proprio destino) ripristinando la funzione primaria della società. 

Perché-come già indicò Vykoskij (psicologo e pedagogista sovietico 1896-1934)- levoluzione e sviluppo delle facoltà  di qualsiasi essere umano è strettamente legata alla dimensione sociale in cui nasce ed evolve.


Pubblicato in Area N°7, 13 settembre 2024,

La finanza ai piani alti del nuovo Titanic

 Tra il 2020 e il 2023 -secondo il rapporto OXfam 2024-i dividendi distribuiti agli azionisti dalle 1.200 società a maggiore capitalizzazione al mondo sono cresciuti, in termini reali, 14 volte in più  della retribuzione media dei lavoratori di 31 Paesi che insieme rappresentano 81% del PIL globale. Nello stesso periodo -“tenuto conto dellinflazione, le buste paga dei dipendenti del settore privato si sono contratte quasi del 13%, mentre i super ricchi sono aumentati numericamente”. Insomma povertà dilagante con disuguaglianze abissali e crescenti ovunque, anche in quelli occidentali, fra cui la nostra Elvezia dove risiedono 11 gruppi classificati da Fortune tra le 500 più grandi compagnie mondiali.

L’economia capitalista ha un “motore tricilindrico PRU”. Dove P sta per produzione di ricchezza (prodotti e servizi destinati al mercato), R sta per ridistribuzione dei ricavi della vendita (azionisti e lavoratori), U sta per uso della ricchezza (consumi, tasse, risparmio).

Dalla rivoluzione industriale in poi, il motore è diventato sempre più raffinato e  con le innovazioni scientifiche e tecnologiche nonché dellorganizzazione del lavoro raggiungendo performance crescenti(produttività e benefici. Tuttavia, conformemente allo spirito del capitalismo, non uguale ripartizione della “torta” dei benefici tra azionisti e lavoratori.


Digitalizzazione e telematica hanno reso possibile la globalizzazione dell’economia, consentendo di produrre in aree geografiche lontane, ma favorevoli: manodopera a gogo, minor costi salariali e vincoli legislativi, oltre che azzerare i tempi morti grazie al fuso orario. La nuova divisione del lavoro ha messo in concorrenza l’economia dei paesi avanzati con quella del sud emergente. Risultato: il capitale (mobile e senza bandiera) ha accresciuto gli utili, mentre i lavoratori delle aziende nondelocalizzate” del nord, sono rimasti “al palo” a livello di reddito reale; pur mantenendo il potere d’acquisto giovando di beni prodotti nei paesi emergenti con salari e costi di produzione inferiori.


Sotto la calma, apparente, covava il “crack  subprime” del 2008 che colpì grosse banche e importanti istituzioni finanziarie facendo venire a galla il gigantesco ammanco di riserve dei vari attori del settore; la causa fu l’adozione di asset innovativi che includono meccanismi per la gestione del rischio, la speculazione e la creazione di valore.(i più noti allora: Derivati, Cartolarizzazione, Hedge Funds, ecc.) Strumenti poco conosciuti e/o non contemplati dalla teoria economica. Un“FarWest del 21 secolo” caratterizzato da totale assenza di regolamentazione e controllo. Pratica poi nominata “finanziarizzazione dell’economia”(fenomeno mediante il quale mercati, istituzioni, nonché élite finanziarie, influenzano le decisioni economiche, spostandole dal settore produttivo). 


L’intelligenza artificiale(ovvero la capacità di svolgere operazioni mentali (scrittura, lettura,, analisi, traduzione, calcoli, ecc.) ad una velocità irraggiungibile per l’insieme degli umani ha consentito di realizzare un nuovo motore economico ancora più performante che offre ulteriori e succose opportunità alla finanziarizzazione. Opportunità accolte con grandi brindisi dai big della finanza, accompagnati da fedeli “star” della politica, ai piani alti del nuovo e lussuosissimo Titanic, disinteressati e comunque certi di cavarsela dall’impatto con l’iceberg del cambiamento climatico.


Pubblicato in AREA, N°6, 21 giugno 2024

Cambiare o perire. Non ci sono alternative

Montagne e ghiacciai che collassano a causa del progressivo aumento della temperatura che sta sciogliendo il permafrost (suolo perennemente gelato, circa il 25%  della terra, 5% di quello CH) intaccando la stabilità. Scioglimento che interessa anche la tundra -zone circumpolari di Groenlandia, Canada, Alaska e Russia- e che ha per conseguenza la liberazione di gas ad effetto serra imprigionato da  migliaia di anni. Gas che liberati si aggiungono a quelli generati dal nostro sistema socio economico, facendoli ulteriormente crescere, invece che, come dovremmo, diminuire! Sul piano sociale pure notizie allarmanti: la forchetta dei redditi continua ad allargarsi nei paesi avanzati, compresa la “ricca Svizzera”: dove il 50% delle famiglie ha difficoltà a sbarcare il lunario.


Due segnali chiari ed ineluttabili che il sistema socio economico in auge generi più disastri e crei maggiori problemi dei declamati benefici. Insomma “Time is over”: gioca forza voltare pagina, soprattutto rapidamente, se vogliamo dare una chance alle prossime generazioni; e più in generale al sistema biologico odierno a cui apparteniamo, evitando la sesta estinzione di massa. Non abbiamo scelta: in altre parole è assolutamente indispensabile ed urgente adottare misure agendo per affrontare l’incombenza climatica e, al contempo, approntare un sistema socio economico che risponda ai bisogni reali degli umani, in sintonia con le esigenze di funzionamento del complesso sistema biologico dal quale dipendiamo.

Il dibattito sulle possibili alternative non è nuovo, anzi: già agli inizi del secolo scorso la riflessione teorica riguardante economia, biologia e termodinamica diede avvio ad approfondimenti. La ex Unione sovietica- come ricorda J.B.Fosteraveva la scienza ecologica più dinamica del mondo nel 1920. “Gli scienziati sovietici furono i primi a prestare attenzione al cambiamento climatico accelerato”. Questioni messe in secondo piano a seguito delle purghe sotto Stalin e le sue priorità per realizzare il Capitalismo di stato in Unione sovietica e nei paesi dell’allora blocco orientale.


Oggigiorno “decrescita e ecosocialismo” rappresentano le correnti più importanti della sinistra ecologica. Nel suo  saggio del 2021, il filosofo M. Lowy ricorda che l’ecosocialismo si basa su una potenzialità già ravvisata da Marx ovvero:”la predominanza, in una società senza classi, liberata dallalienazione capitalistica, dell'essere” rispetto all’avere. Concretamente per la persona disporre di tempo libero da dedicare ad attività culturali, sportive, ludiche, erotiche oltre che scientifiche, artistiche, sociali oltre che politiche, piuttosto che il desiderio di un infinito possesso di oggetti.

Lowy segnala la proposta di St.Lavignotte (ecologista, saggista) per il quale la sfida consiste nel trovare un filo conduttore che consenta di essere operativi, onde a)coniugare la lotta per linteresse ecologico ed economico della maggioranza della popolazione, contro quello dei grandi proprietari di capitale e b) (ri)attivare la discussione, il confronto che sappia ravvivare e coinvolgere  la crescente maggioranza dei cittadini che ha abbandonato e/o si sente abbandonata dalla politica.


In altre parole la proposta sostenuta da Lowy-Lavignotte mira a realizzare, senza nascondere gli inevitabili disaccordi, una composizione politica di tutti coloro che, avendo compreso che la sopravvivenza della vita sul pianeta necessita di condizioni in netta contraddizione  con il capitalismo, cercano una via alternativa Purtroppo al momento navighiamo in alto mare, senza bussola, in balia di eventi tragici e sconvolgenti (guerre) che oltre a straziante follia, come sono tutti i conflitti armati, rafforzano il modello economico che ci sta spingendo verso il “buco nero” della 6°distruzione biologica di massa. Non abbiamo scelta: impegnarsi per cambiare modello socio-economico o perire.


Pubblicato in AREA,N°5, maggio 2024

Senza energia, Niente vita

 Essendo incapaci di produrre energia necessaria per vivere, qualsiasi essere vivente, dal più semplice e microscopico al più complesso (esseri umani), deve procacciarsela. Forse pochi sanno che la nostra specie, nata essenzialmente carnivora, quando scese di un gradino le toccò mettersi a lavorare non essendo geneticamente attrezzata per mangiare vegetali selvatici (producono molta cellulosa). I nostri lontani antenati si diedero allora all’agricoltura: “Una lunga lotta” – come ricorda Laura Conti – “per costringere le piante a produrre molto meno cellulosa più amido, olio e proteine”. Ciò implicò però lavorare più a lungo e più intensamente per essere più produttivi, ed estendere le coltivazioni e/o migliorare la fertilità dei suoli. Addomesticamento e allevamento animale, nonché selezione e produzione vegetale sono stati per migliaia di anni le principali risorse da cui cibandosi hanno tratto l’energia necessaria per vivere. La rivoluzione industriale avvenne senza sapere prima e tener conto poi, quando la scienza lo dimostrò, che la combustione di risorse fossili produce gas ad effetto serra. “Quell’effetto serra che ha contribuito a generare condizioni di abitabilità – spiega E. Lorenzini – ampliato a dismisura dalle attività umane si sta trasformando in un effetto pernicioso”.

L’abbaglio che continua ad accecare governanti, politici, imprenditori e la maggioranza degli economisti è la non comprensione che l’attività biologica del nostro globo forma un tutt’uno in evoluzione; è il risultato della continua interazione tra le sue diverse componenti: viventi (animali, vegetali, funghi giù giù fino ai microrganismi) dove ciascuno svolge un ruolo utile per il mantenimento della vita del sistema biologico, la cui complessità permette al sistema stesso di essere più flessibile, di adattarsi ai mutamenti dell’ambiente, di avere più probabilità di sopravvivere e quindi di evolversi. Due meccanismi sono fondamentali per realizzare quello che Tiezzi chiama “il lungo e meraviglioso gioco ecodinamico della natura”: retroazione (feedback )e omeostasi (ricerca dell’equilibrio).

Al modello di sviluppo dominante manca tale comprensione (l’unica pseudo-omeostasi riconosciuta è quella “meccanica” della parità di bilancio tra entrate e uscite), mentre la volontà di girare finalmente pagina è lungi dal concretizzarsi.

Ne risulta che le pratiche dei “paesi avanzati” e, a ruota, di quelli “emergenti” generano scempi carichi di conseguenze:

1) appropriandosi e utilizzando sempre più energia primaria terrestre (generata dalla fotosintesi) per assicurare la produzione di beni e servizi, la sottraggono al resto della comunità dei viventi condannandola a morte: risultato, riduzione della biodiversità
2) la riduzione di biodiversità significa interruzione della lunga catena biologica che consente alle varie specie di ricavare energia per mantenere ognuna in uno stato di non equilibrio termodinamico (equilibrio c’è solo con la morte)
3) sfruttando l’energia sussidiaria contenuta nelle risorse fossili, si continua a generare gas a effetto serra, responsabile dello scombussolamento climatico in corso e, di conseguenza, del funzionamento del sistema biologico.

L’economia mainstream rimane ancorata al paradigma di equilibrio, incapace di capire, spiega Rifkin, che “ogni espropriazione di energia disponibile fornisce un guadagno a breve termine a spese di una perdita antropica maggiore a lungo termine”. Quanto sta appunto accadendo.