Montagne e ghiacciai che collassano a causa del progressivo aumento della temperatura che sta sciogliendo il permafrost (suolo perennemente gelato, circa il 25% della terra, 5% di quello CH) intaccando la stabilità. Scioglimento che interessa anche la tundra -zone circumpolari di Groenlandia, Canada, Alaska e Russia- e che ha per conseguenza la liberazione di gas ad effetto serra imprigionato da migliaia di anni. Gas che liberati si aggiungono a quelli generati dal nostro sistema socio economico, facendoli ulteriormente crescere, invece che, come dovremmo, diminuire! Sul piano sociale pure notizie allarmanti: la forchetta dei redditi continua ad allargarsi nei paesi avanzati, compresa la “ricca Svizzera”: dove il 50% delle famiglie ha difficoltà a sbarcare il lunario.
Due segnali chiari ed ineluttabili che il sistema socio economico in auge generi più disastri e crei maggiori problemi dei declamati benefici. Insomma “Time is over”: gioca forza voltare pagina, soprattutto rapidamente, se vogliamo dare una chance alle prossime generazioni; e più in generale al sistema biologico odierno a cui apparteniamo, evitando la sesta estinzione di massa. Non abbiamo scelta: in altre parole è assolutamente indispensabile ed urgente adottare misure agendo per affrontare l’incombenza climatica e, al contempo, approntare un sistema socio economico che risponda ai bisogni reali degli umani, in sintonia con le esigenze di funzionamento del complesso sistema biologico dal quale dipendiamo.
Il dibattito sulle possibili alternative non è nuovo, anzi: già agli inizi del secolo scorso la riflessione teorica riguardante economia, biologia e termodinamica diede avvio ad approfondimenti. La ex Unione sovietica- come ricorda J.B.Foster “aveva la scienza ecologica più dinamica del mondo nel 1920. “Gli scienziati sovietici furono i primi a prestare attenzione al cambiamento climatico accelerato”. Questioni messe in secondo piano a seguito delle purghe sotto Stalin e le sue priorità per realizzare il Capitalismo di stato in Unione sovietica e nei paesi dell’allora blocco orientale.
Oggigiorno “decrescita e ecosocialismo” rappresentano le correnti più importanti della sinistra ecologica. Nel suo saggio del 2021, il filosofo M. Lowy ricorda che l’ecosocialismo si basa su una potenzialità già ravvisata da Marx ovvero:”la predominanza, in una società senza classi, liberata dall’alienazione capitalistica, dell'essere” rispetto all’avere“. Concretamente per la persona disporre di tempo libero da dedicare ad attività culturali, sportive, ludiche, erotiche oltre che scientifiche, artistiche, sociali oltre che politiche, piuttosto che il desiderio di un infinito possesso di oggetti.
Lowy segnala la proposta di St.Lavignotte (ecologista, saggista) per il quale la sfida consiste nel trovare un filo conduttore che consenta di essere operativi, onde a)coniugare la lotta per l’interesse ecologico ed economico della maggioranza della popolazione, contro quello dei grandi proprietari di capitale e b) (ri)attivare la discussione, il confronto che sappia ravvivare e coinvolgere la crescente maggioranza dei cittadini che ha abbandonato e/o si sente abbandonata dalla politica.
In altre parole la proposta sostenuta da Lowy-Lavignotte mira a realizzare, senza nascondere gli inevitabili disaccordi, una composizione politica di tutti coloro che, avendo compreso che la sopravvivenza della vita sul pianeta necessita di condizioni in netta contraddizione con il capitalismo, cercano una via alternativa Purtroppo al momento navighiamo in alto mare, senza bussola, in balia di eventi tragici e sconvolgenti (guerre) che oltre a straziante follia, come sono tutti i conflitti armati, rafforzano il modello economico che ci sta spingendo verso il “buco nero” della 6°distruzione biologica di massa. Non abbiamo scelta: impegnarsi per cambiare modello socio-economico o perire.
Pubblicato in AREA,N°5, maggio 2024
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