Nell'editoriale “Chi monopolizza i vaccini” apparso su questo giornale, lunedì 1 febbraio, Simonetta Caratti riassume in modo chiaro l'agire dei big farmaceutici e problematiche derivanti: “prima con il marketing ossessivo e ora ritardi e promesse non mantenute, ...in un mercanteggiare senza precedenti, tra contratti blindati (anche se ci sono in ballo soldi pubblici!) e corsie di accesso prioritario ai più ricchi, hanno promesso milioni di dosi dei loro vaccini ancora prima di sapere se fossero sicuri, efficaci e se potevano effettivamente consegnarli” Alcuni miei complementi:
a)i vaccini, come dimostra la pandemia odierna, sono indispensabili, anzi vanno considerati un “bene comune universale” come ha ricordato il Segretario dell'ONU nel suo intervento al WEF appena concluso, quindi svincolati da priorità ed interessi specifici di privati;
b)la produzione del vaccino essendo importante ed urgente, ha priorità assoluta.
A rigore di logica la produzione del quantitativo necessario di dosi può essere
raggiunta coinvolgendo tutte le aziende che hanno capacità produttive adeguate:
sia quelle che hanno licenze e brevetti sia le altre.
c)In caso di urgenza(guerre, cataclismi, o come nel caso odierno una pandemia) gli stati dispongono di provvedimenti speciali. In svizzera, pure in Ticino è lo “stato di necessità” (art 20 Legge protezione popolazione), il cui art. 22 recita “non potendo garantire con i mezzi ordinari l’attività amministrativa, i servizi d’interesse pubblico hanno facoltà di precettare personale, requisire i mezzi ed i beni necessari”. È quanto accaduto con Covid con la precettazione del personale sanitario e civile, nonché la requisizione di strutture ospedaliere e logistiche.
d)Tuttavia tale facoltà di vincolare le aziende è data solo per aziende che attuano sul proprio territorio. Il potere degli stati finisce dunque alla frontiera del loro territorio. Questo limite è sfruttato dalle multinazionali consapevoli che a livello del diritto internazionale non esiste autorità superiore - sopra le parti- che possa dirimere su diatribe tra un Paese ed un'azienda non insediata in quel paese. Agli stati rimangono due soluzioni: accettare un compromesso (come ha fatto la Presidente UE) o utilizzare la forza.
Un breve commento. A pochi mesi dal voto popolare sull'iniziativa “Per imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente” eccoci serviti con un ulteriore esempio
dell'agire di talune multinazionali:
• arrogante, sfrontato a livello comunicativo ;
• consapevole e meticoloso nella scelta del dove insediare (paese) e quali
attività realizzare. Per quelle più critiche ovviamente paesi più “liberali” e
“disponibili”, con leggi meno vincolanti a livello sociale, ambientale e con
meno imposizioni fiscali (non a caso la Svizzera è sede di tante
Multinazionali)
• cinico e odioso nell'applicare il motto: “business is business” incurante
degli effetti sociali, ambientali derivanti
Da parte dei vari governi tra cui il nostro:
•ingenuità e leggerezza nel non sapere valutare i rischi affidandosi alle
promesse e buona volontà delle multinazionali
• subalternità degli interessi generali di milioni di persone agli interessi
economici finanziari di poche persone.
Una situazione da Farwest che “sovranità dei singoli stati” e “liberismo
imperante” rende difficile da risolvere.
Pubblicato in La Regione, 3 febbraio 2021
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