“Non sappiamo ancora quale impatto avrà il virus nei prossimi mesi o anni. Per questo dobbiamo rimanere vigili ed essere pronti a reagire in caso di bisogno» ha detto Berset.«Arriverà un giorno una nuova mutazione? Chi lo sa» risponde Cassis invitando tutti a comportarsi in modo prudente”.
Per evitare un nuovo-e insostenibile disastro a livello sociale ed economico provocato da una insorgenza di una variante “cattiva” occorre realisticamente considerare lo scenario peggiore: poca e/o nessuna protezione immunitaria e/o inefficacia dei vaccini disponibili Ciò significa concretamente prevedere alcuni mesi per sviluppare, testare e produrre un nuovo vaccino, fronteggiando nel frattempo l’emergenza curativa diponendo di strutture ospedaliere adeguate (personale e mezzi). Come con Covid19 andranno definite e concordate regole comportamentali che modificheranno “la normalità”.
Eppure questo è uno scenario incompleto perché dimentica che Coronavirus non colpisce tutti in modo uguale: “del 10% più povero della Svizzera, il doppio ha dovuto essere trattato in terapia intensiva rispetto al 10% più ricco. Le differenze nei decessi e nelle infezioni sono altrettanto chiare. Corona è un virus di classe” A dirlo è Matthias Egger -ex capo della task force e presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche del Fondo Nazionale Svizzero- che ha studiato la connessione tra lo status socio-economico ed il rischio di Covid19. Un “dettaglio” non evocato da Berset e altri ministri che diventa omissione allorquando veniamo a sapere che 25 anni orsono Merrill Singer -antropologo, medico e prof.Uni del Connecticut- evidenziò come talune malattie: diabete, cancro, ipertensione, patologie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche, le cosiddette malattie non trasmissibili (Mnt) fossero maggiormente presenti in ambienti sociali precari, caratterizzati da bassi redditi, abitazioni insalubri, malnutrizione, insicurezza e condizioni di stress generati dall’incertezza di poter soddisfare i bisogni primari. Nel mondo v’è oltre 1 miliardo di persone affette da Mnt. I dati aggiornati dall’UST ci dicono che in CH quasi il 30 % ne soffre di almeno una ( il Ticino con altri 7 cantoni è leggermente al disopra la media). Nel 2017 Singer e coautori, in un articolo pubblicato dalla rivista di ricerca medica inglese The Lancet, arrivavano alla conclusione che “per la prognosi e il trattamento delle malattie e per le politiche sanitarie occorra una visione che metta alla luce tutte le interazioni biologiche e sociali.” Visione che chiamarono sindemica
Nel settembre 2020 Richard Horton, direttore di The Lancet, riprendendo gli
assunti di Singer a proposito di Covid, affermava che “due tipologie di malattie
agiscono in sinergia, incidendo maggiormente sulla salute di alcune popolazioni
specifiche: A) la grave infezione da Coronavirus2(Sars-CoV-2); B) una serie di
malattie degenerative di tipo non contagioso” (le Mnt).”Le condizioni-
proseguiva Horton- per lo sviluppo di entrambe le tipologie riguardano
soprattutto alcuni gruppi sociali e si ritrovano concentrate a causa di
disuguaglianze profondamente radicate nelle nostre società. La combinazione di
queste patologie nei contesti di disuguaglianza sociale ed economica, accentua
gli effetti negativi di ogni singola malattia”.
Horton ammoniva:“non importa quanto sia efficace un trattamento medico o
protettivo un vaccino, ogni ricerca di una soluzione puramente biomedica per
contrastare il Covid-19 è destinata a fallire”.
Affrontare il Coronavirus o altre sindemie richiederà gioco forza una strategia
che associ sia il trattamento biomedico (la cura) sia l’eliminazione dei fattori
socio economici affrontino e cancellino le profonde disparità di classe
esistenti, focolai e amplificatori delle malattie non trasmissibili. Governanti
e politici, sono avvertiti: qualsiasi omissione sarà da considerare volontaria
quindi corresponsabile.
Pubblicato in LA REGIONE, 24.2 2022; cartaceo e elettronico
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