lunedì 10 gennaio 2022

Di "uno per tutti , tutti per uno" e liberalismo

“Mai come oggi il comportamento individuale può determinare la vita degli altri, e viceversa- scrive il  presidente del GC N.Pini ne La Regione del 3 gennaio-  e ancora:“per non arrendersi a una società che tende a disgregarsi, a dividersi, a individualizzarsi è più che mai attuale il motto ‘Uno per tutti, tutti per uno’… nei nostri dialoghi, nelle nostre scelte e nelle nostre azioni, per un 2022 di libertà individuale e collettiva”.
Condivido sulla necessità di agire uniti per affrontare e risolvere i problemi.
Tuttavia vi è che l’agire di una persona non dipende solo dalla sua volontà e/o capacità, ma anche dalla sua possibilità di farlo in modo sostenibile. Infermieri, medici, addetti  al pronto soccorso sul fronte da 2 anni hanno dato tutto in modo encomiabile, ma ora sono allo stremo psico- fisico. Meno visibile ma altrettanto drammatica sta diventando il quotidiano di piccole realtà economiche: artigiani, ristoranti, negozi costretti a mettere mano ai risparmi, indebitarsi per continuare, oppure chiudere, come molti stanno facendo o faranno. Idem per i lavoratori in crescente difficoltà nel reperire un lavoro duraturo e/o remunerato almeno per tirare a fine mese.
Omicron, ultima variante di Coronavirus, obbligando migliaia di individui a tapparsi in casa, sta  ulteriormente appesantendo la situazione, soprattutto per  quelle famiglie (la maggioranza) costrette di condividere spazi ristretti ( vedasi 3-4 persone, adulti, bimbi, giovani e/o anziani in meno di 80mq, con un solo servizio in un immobile di città) condizioni che generano dinamiche perniciose; mentre altre (la minoranza) che possono disporre di maggior agio sia di locali, sia di spazio interno e/o esterno (giardino e magari la residenza secondaria). Insomma la realtà quotidiana di molti degli “uno” sta diventando- per molti lo è già- drammaticamente difficile e stressante; ai problemi di salute (long covid), si aggiungono quelli di accedere ad un lavoro qualificante, avere un reddito sufficiente per soddisfare i bisogni primari, condizioni di lavoro, nonché alloggi e ambienti salubri.
Una disparità socio economica accresciuta in modo strisciante negli anni, che la pandemia ha proiettato in primo piano, mostrandoci i limiti del liberalismo e della coppia “democrazia e capitalismo”.

L’ennesima ondata di Coronavirus - e non è finita- sta scompigliando le carte, obbligando nuovamente  gli stati  ad intervenire (indebitandosi)  per garantire la sopravvivenza nazionale, mettendo a nudo, per usare le parole di Jan Zielonka (prof presso Uni Cà Foscari-Venezia, nonché discepolo di Ralph Dahrendorf che fu tra l’altro Patrone dell’Internazionale liberale) “la vera portata dell'insensata trascuratezza neoliberale: tre decenni di forte crescita del settore privato a spese del settore pubblico” (leggi smantellamento di attività e/o trasferimento di compiti). I profitti sono stati di norma privatizzati mentre lo Stato si è fatto carico dei rischi.”
Il ruolo dello stato, del settore pubblico sta ridiventando centrale. Tuttavia, malgrado le spinte sovraniste, è impensabile, per via delle dipendenze reciproche, un ritorno alle autonomie degli stati nazionali. Come impensabile il ricorso ad uno stato totalitario. Per Zielonka la soluzione sta nel realizzare “un settore pubblico capace di operare a diversi livelli territoriali, all’interno di una rete complessa”. Per attuarlo vanno restituiti al sovrano (i cittadini ) quei poteri“a cui gli stessi liberali -come denunciò aspramente Dahrendorf- hanno tolto, devolvendoli sempre a istituzioni non maggioritarie come le corti costituzionali, le banche centrali e la Commissione europea”. Senza tale condizioni la via liberale “Il tutti per uno, uno per tutti “ è illusione o mera retorica.


7 gennaio 2022

Pubblicato in La Regione , 10 gennaio 2022


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