Nella
ricca Svizzera solo il 10% della popolazione può ambire a un’abitazione
propria, gli altri giocoforza restano inquilini, in “balia” del mercato
immobiliare. Questi sta conoscendo un boom edificatorio senza
precedenti. Malgrado l’eccesso di alloggi liberi (sono decine di
migliaia in Svizzera di cui circa 6mila solo in Ticino) il fenomeno non
sembra avere fine.
A prima vista tutti dovrebbero
trarne profitto. È il caso per le casse pensioni, assicurazioni e grandi
fondi privati che nell’immobiliare hanno trovato un settore ideale: non
pagare interessi negativi richiesti dalle banche per depositi,
tesorizzare il capitale in nuove edificazioni in attesa del momento
favorevole per realizzare utili. Ma è anche il caso per gli inquilini
che hanno un reddito disponibile sopra i 6.500, rispettivamente 5.500
fr. per il Ticino (importo sopra o sotto il quale si situa il reddito di
metà della popolazione residente) che possono appagare le loro
esigenze.
Ma vi sono anche i perdenti, coloro il cui
reddito li esclude da qualsiasi ambizione, in particolare il 17% della
popolazione classificata povera. Per loro giocoforza “abbassare le
esigenze” a livello di spazio e comfort, adeguandosi a quel che il
mercato offre: alloggi sovente fatiscenti, mal isolati, umidi,
rumorosi... Un fenomeno quasi invisibile; nella ricca Svizzera, i poveri
non vivono in baraccopoli e per tutti c’è un letto e un pasto caldo,
perbacco! Occhio non vede... e intanto la povertà dilaga e il diritto
all’alloggio è sempre più una chimera. Certo rimane pur sempre il
diritto all’assistenza, che per molti è però un’onta.
Insomma:
mancano semplicemente appartamenti non lussuosi ma dignitosi a prezzi
accessibili, e checché dica il Consiglio federale, il libero mercato è
incapace di farlo. Per tali ragioni l’associazione svizzera degli
inquilini (ASI) ha lanciato l’iniziativa federale “Più abitazioni a
prezzi accessibili” raccogliendo oltre 105mila firme, su cui il sovrano
voterà il 9 febbraio prossimo. In sostanza l’iniziativa chiede di
modificare la Costituzione federale (art.108) per consentire alla
Confederazione in collaborazione con i Cantoni, di promuovere l’offerta
d’abitazioni a pigione moderata, tramite enti d’utilità pubblica, con
l’obiettivo di raggiungere una quota del 10% delle abitazioni di nuova
edificazione; e inoltre autorizzare Cantoni e Comuni ad applicare il
diritto di prelazione su fondi idonei per la costruzione di abitazioni a
scopi d’utilità pubblica (i cui alloggi, a parità di grandezza, hanno
pigioni inferiori fino a tre mensilità annue rispetto a quelle del
mercato privato).
Il Governo non condivide il ruolo attivo
dello stato nel mercato dell’alloggio, propone un decreto che aumenta di
250 milioni il fondo di rotazione a favore dell’edilizia abitativa di
utilità pubblica, forzando però la mano: il credito diventerà operativo
solo se l’iniziativa sarà bocciata!
Tuttavia e a prescindere
dall’ammontare del fondo che per la maggioranza dei Cantoni consultati
dovrebbe essere raddoppiato, il maggior difetto del progetto federale
sta nel voler mantenere l’ente pubblico in un ruolo passivo e
subalterno, se non quello di facilitare finanziariamente la costruzione
di alloggi, lasciando però l’iniziativa ai privati. Nessuna strategia
del come colmare il deficit di alloggi a pigione accessibile, nessuno
strumento incisivo, come il diritto di prelazione preconizzato
dall’iniziativa e auspicato dalla città di Zurigo, dove i cittadini
hanno voluto che il parco immobiliare in mano a cooperative o città
raggiunga il 30%. E soprattutto nessuna sanzione per i proprietari che
lasciano vuoti gli alloggi. L’iniziativa rappresenta un passo avanti
nella giusta direzione: garantire a tutti il diritto all’abitazione
relazionata al reddito disponibile, liberandolo finalmente dalle
pratiche assistenziali impregnate di carità sovente vissute come
umilianti. |
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