venerdì 27 settembre 2019

Traffico motorizzato in Ticino: la strategia del gambero


Il Ticino – eufemisticamente chiamato “città giardino” - è soffocato dal traffico: intasamenti, lunghe colonne, rappresentano la quotidianità per coloro che si spostano  per andare al lavoro o fare acquisti.  Smog, rumore la realtà per gli abitanti che vivono lungo le strade trafficate.
I 2/3 dei “pendolari ticinesi”, ovvero coloro che regolarmente si spostano, percorrono brevi distanze all’interno del loro distretto usando  l’auto propria, 1/4 addirittura all’interno del proprio comune. A cui si aggiunge il traffico generato dai frontalieri e turisti. Tuttavia negli agglomerati il traffico è sostanzialmente “fatto in casa”. Siamo numericamente pochi, ma statisticamente figuriamo tra i paesi con il tasso di motorizzazione più alto del mondo. Complici scelte errate di pianificazione del territorio che hanno generato disseminazione edificatoria a “pelle di leopardo”, bassa densità di popolazione e servizi pubblici poco efficienti e, laddove esistono, poco utilizzati.
Che fare? Vi sono città che hanno cambiato rotta. Principi cardine del vivere quotidiano: prossimità e qualità, oltre ad efficienza. Tutto si svolge in un corto raggio: si vive e lavora, si fanno acquisti preferibilmente nello stesso quartiere, spostandosi  a piedi o con la bicicletta. Dove giardini e spazi verdi hanno riconquistato lo spazio di parcheggi e strade.  Un trend  che sta conquistando cittadini e governanti. Seatlle negli USA, ex centro industriale (Boing) ne è l’esempio, diventando oltre tutto un polo attrattivo delle maggiori aziende hightech.
Ed in Ticino? “L’esperienza insegna che la costruzione di nuove strade abbia comportato sempre un aumento di traffico” diceva Adelio Scolari, intervistato da Enrico Morresi nel dicembre 1990  in occasione del titolo dottor honoris causa conferitogli dall’università di Berna. “La politica del futuro – diceva Scolari che fu estensore di varie leggi, tra cui quella sulle strade “ non sarà costruire nuove strade, ma moderare il traffico e potenziare i trasporti pubblici”. “La politica dei posteggi è uno degli strumenti di più facile utilizzazione da parte dell’ente pubblico per influire sulla politica del territorio e dell’ambiente” Scolari, prendendo  l’esempio del parcheggio sotterraneo di 300 posti  accanto al Kursaal di Locarno, affermava  “si può risanare lasciando pochi parcheggi per le soste di brevissima durata, destinando la maggioranza per abitanti della  zona”. “ Nei quartieri, a differenza del passato - in cui si obbligava il privato a costruire parcheggi, l’indirizzo che viene avanti è  vietare nuovi i parcheggi e  creare infrastrutture collettive ai margini  zone abitate”. 
Propositi caduti nell’oblio, complici  politici e pianificatori convinti di poter fluidificare e snellire il traffico motorizzato, e che  dimenticano e/o cancellano principi  pianificatori essenziali; fra i quali: sviluppo centripeto -densificazione, pianificazione dell’offerta di mobilità  e di parcheggi   in relazione a al traffico che  si desidera avere, riduzione drastica degli assi di attraversamento urbano e  concentrazione del traffico su poche strade,  priorità a traffico pubblico e mobilità lenta.  E così si continua a promuovere progetti di ampliamento o costruzione di nuove strade e parcheggi (vedi: terza corsia tra Mendrisio e Lugano, semisvincolo a Bellinzona, collegamento autostradale tra A2 A13, nuovi autosili nel cuore urbano).
Milioni di franchi che rincorrono il sogno del “porta a porta” tramite automobile, comodamente installati in un ambiente climatizzato, senza intoppi e perdita di tempo. E anche quando in futuro  i veicoli  saranno senza emissioni di CO2  quando viaggiano,  e grazie a sistemi di conduzione autonoma e di intercomunicazione consentiranno di utilizzare razionalmente le infrastrutture viarie ( corsie, stazionamenti, ecc)  rimarranno problemi di fondo:  volume e superficie  occupata  da veicoli , quelli per strade e parcheggi,  oltre  all’inquinamento fonico e da  polveri fini (pneumatici, freni). A cui si aggiungono costi  collaterali- non coperti da tasse e assicurazioni- quali: costruzione e manutenzione stradale, servizi di gestione e controllo traffico, incidenti,  impatto ambientale,  consumo di risorse rare. Insomma il riassesto dei nostri centri, del territorio, dell’ambiente, della salute e della qualità di vita ci obbliga a riprendere senza esitare principi pianificatori dimenticati, abbandonando la strategia del gambero finora seguita.  

Apparso su Corriere del Ticine, 16 settembre 2019
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