Il
Ticino – eufemisticamente chiamato “città giardino” - è soffocato dal traffico:
intasamenti, lunghe colonne, rappresentano la quotidianità per coloro che si
spostano per andare al lavoro o fare
acquisti. Smog, rumore la realtà per gli
abitanti che vivono lungo le strade trafficate.
I
2/3 dei “pendolari ticinesi”, ovvero coloro che regolarmente si spostano,
percorrono brevi distanze all’interno del loro distretto usando l’auto propria, 1/4 addirittura all’interno
del proprio comune. A cui si aggiunge il traffico generato dai frontalieri e
turisti. Tuttavia negli agglomerati il traffico è sostanzialmente “fatto in
casa”. Siamo numericamente pochi, ma statisticamente figuriamo tra i paesi con il
tasso di motorizzazione più alto del mondo. Complici scelte errate di pianificazione
del territorio che hanno generato disseminazione edificatoria a “pelle di
leopardo”, bassa densità di popolazione e servizi pubblici poco efficienti e,
laddove esistono, poco utilizzati.
Che
fare? Vi sono città che hanno cambiato rotta. Principi cardine del vivere quotidiano:
prossimità e qualità, oltre ad efficienza. Tutto si svolge in un corto raggio:
si vive e lavora, si fanno acquisti preferibilmente nello stesso quartiere,
spostandosi a piedi o con la bicicletta.
Dove giardini e spazi verdi hanno riconquistato lo spazio di parcheggi e
strade. Un trend che sta conquistando cittadini e governanti.
Seatlle negli USA, ex centro industriale (Boing) ne è l’esempio, diventando
oltre tutto un polo attrattivo delle maggiori aziende hightech.
Ed
in Ticino? “L’esperienza insegna che la costruzione di nuove strade abbia
comportato sempre un aumento di traffico” diceva Adelio Scolari, intervistato
da Enrico Morresi nel dicembre 1990 in
occasione del titolo dottor honoris causa conferitogli dall’università di
Berna. “La politica del futuro – diceva Scolari che fu estensore di varie
leggi, tra cui quella sulle strade “ non sarà costruire nuove strade, ma
moderare il traffico e potenziare i trasporti pubblici”. “La politica dei
posteggi è uno degli strumenti di più facile utilizzazione da parte dell’ente
pubblico per influire sulla politica del territorio e dell’ambiente” Scolari,
prendendo l’esempio del parcheggio
sotterraneo di 300 posti accanto al
Kursaal di Locarno, affermava “si può
risanare lasciando pochi parcheggi per le soste di brevissima durata,
destinando la maggioranza per abitanti della
zona”. “ Nei quartieri, a differenza del passato - in cui si obbligava il
privato a costruire parcheggi, l’indirizzo che viene avanti è vietare nuovi i parcheggi e creare infrastrutture collettive ai
margini zone abitate”.
Propositi
caduti nell’oblio, complici politici e
pianificatori convinti di poter fluidificare e snellire il traffico
motorizzato, e che dimenticano e/o
cancellano principi pianificatori
essenziali; fra i quali: sviluppo centripeto -densificazione, pianificazione
dell’offerta di mobilità e di
parcheggi in relazione a al traffico
che si desidera avere, riduzione
drastica degli assi di attraversamento urbano e
concentrazione del traffico su poche strade, priorità a traffico pubblico e mobilità
lenta. E così si continua a promuovere
progetti di ampliamento o costruzione di nuove strade e parcheggi (vedi: terza
corsia tra Mendrisio e Lugano, semisvincolo a Bellinzona, collegamento
autostradale tra A2 A13, nuovi autosili nel cuore urbano).
Milioni di franchi che rincorrono il sogno del “porta a
porta” tramite automobile, comodamente installati in un ambiente climatizzato,
senza intoppi e perdita di tempo. E anche quando in futuro i veicoli
saranno senza emissioni di CO2
quando viaggiano, e grazie a
sistemi di conduzione autonoma e di intercomunicazione consentiranno di
utilizzare razionalmente le infrastrutture viarie ( corsie, stazionamenti,
ecc) rimarranno problemi di fondo: volume e superficie occupata
da veicoli , quelli per strade e parcheggi, oltre
all’inquinamento fonico e da
polveri fini (pneumatici, freni). A cui si aggiungono costi collaterali- non coperti da tasse e
assicurazioni- quali: costruzione e manutenzione stradale, servizi di gestione
e controllo traffico, incidenti, impatto
ambientale, consumo di risorse rare.
Insomma il riassesto dei nostri centri, del territorio, dell’ambiente, della
salute e della qualità di vita ci obbliga a riprendere senza esitare principi
pianificatori dimenticati, abbandonando la strategia del gambero finora seguita. Apparso su Corriere del Ticine, 16 settembre 2019
Link CdT
Nessun commento:
Posta un commento