giovedì 7 giugno 2018

Nuove officine: di gatti e volpi


Sulla carta le idee appaiono più che buone. Bisognerà ora saperle realizzare e implementare, sin d’ora consci che non sarà un gioco da ragazzi e che i gatti e le volpi di collodiana memoria – i quali solitamente si aggirano con proposte mirabolanti alla ‘campo dei miracoli’ – non mancheranno neanche questa volta”. Così il Direttore di questo giornale conclude il suo editoriale del 6 giugno in cui ha illustrato i tre benefici (piccioni) derivanti dalla scelta FFS: il primo quei 45 mila mq in centro città: “una pregiata area, che una volta liberata, venga impiegata” per creare “un parco tecnologico composto da aziende e start up innovative capaci di attirare centinaia di posti di lavoro” e più altri 15 mila di piazze e strade . “Il secondo affarone” poter “investire nel comparto stazione/ex Officine, ritrovandosi comunque le nuove Officine appena fuori dalle proprie mura” . Il terzo beneficio costiuito dalla “promettente stagione “ derivante dall’edificazione delle nuove Officine. “Sui piatti della bilancia” prosegue” vanno posti sicuramente gli elementi positivi (l’innovazione che ti porta nel futuro) e negativi (la perdita di posti di lavoro). Ma, anche in questo caso, vale la regola che chi sta fermo è condannato (magari lentamente e senza accorgersene) a indebolirsi e morire”. Un ragionamento che fila e può convincere...se non ci fossero a)la Convenzione per il Centro di competenza (CdC) nel settore della mobilità sostenibile e ferroviaria sottoscritta nel 2013 da 10 enti, tra cui FFS, Cantone, città, rappresentanti dei lavoratori (ass. Giù le mani e sindacati), b) l’iniziativa popolare del 2008 per Polo tecnologico industriale nel settore trasporti tutt’ora bloccata in Gran Consiglio. L’ottimo riassunto di Caratti, rappresenta quanto previsto dalla Dichiarazione d’intenti (DI) sottoscritta nel dicembre 2017 da FFS, CdS e Municipio. DI che ha un difetto: invalida quanto previsto dalla suddetta Convenzione, il cui obiettivo è di “costituire una piattaforma modulare nella quale confluiscano tutte le competenze presenti sul territorio regionale e nazionale al fine di incentivare e favorire lo sviluppo di progetti innovativi”; concretamente: “un sistema a rete formato dai diversi attori operanti nell'ambito della mobilità ferroviaria sul territorio ticinese” con “fulcro nelle Officine FFS di Bellinzona”... La convenzione precisa che “è inevitabile un contatto diretto e una stretta collaborazione con le attività delle Officine FFS di Bellinzona” e che “le FFS inizialmente giocheranno un ruolo importante per lo sviluppo di nuovi progetti”. Stranamente e purtroppo la DI non indica la necessità di definire un contratto che stabilisca attività e responsabilità specifiche dei singoli attori verso il CdC. Contratto necessario per colmare il vuoto della Convenzione che di per sé non ha vincolo giuridico. Senza tale contratto le FFS possono essere membro della Fondazione CdC, pur rimanendo passive come lo sono state finora. Inoltre riconquistano la totale libertà di “fare e disfare”, ovvero di realizzare la strategia aziendale senza render conto a nessuno, con tanti saluti sia al progetto industriale ticinese in campo ferroviario innovativa e di posti di lavoro qualificati, indicato dalla Convenzione, sia all’iniziativa per la creazione del Polo. Ambedue frutto di 10 anni di lotte e negoziati. E allora più che di gatti, qui si tratta di volpi. Quelle che con la Di sono riuscite (finora)ad ingarbugliare le carte, invalidando quanto e con tanta fatica è stato negoziato e scritto nella Convenzione. 

Apparso in La Regione, 7 giugno 2018

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