Parte 1
Una ridda di speculazioni accompagna Industria 4.0, la 4° rivoluzione industriale: aumenterà l’impiego oppure diminuirà? Non se ne esce senza coglierne la specificità. Pochi sanno che il neologismo fu coniato nel 2011 da tre illustri tedeschi, tutti professori universitari, specialisti in campi diversi: Kagermann, ex manager, dirige il comitato sull'innovazione tra governo federale, industria e scienza; Lukas responsabile delle tecnologie chiave presso il Ministero federale tedesco , e Wahlster informatico e linguista, è specialista di Intelligenza artificiale. Scelsero la Hannover Messe, una delle principali fiere a livello mondiale nel campo dell’innovazione industriale per annunciare un nuovo paradigma nella concezione e gestione della produzione. Non esitarono a parlare di nuovi modelli d’impresa realizzabili con sistemi cyber-fisici. Affermarono che “la digitalizzazione generalizzata e raffinata dell’intero ciclo del prodotto (impianti, prodotti industriali e quelli di uso quotidiano, sensori, attuatori incorporati e sistemi software intelligenti, ognuno dotato di memoria e capacità di comunicazione) consente di creare un ponte tra mondo virtuale e mondo reale delle cose, e quindi perfezionare e sincronizzare il modello digitale con la realtà fisica”. Evidentemente quanto vale per la produzione di oggetti fisici lo è anche per la produzione di servizi
Cuore del sistema cyber-fisico è l’intelligenza artificiale concretizzata grazie alle innovazioni tecniche degli ultimi anni ( miniaturizzazione, velocità di calcolo, memorizzazione, reti wlan iperveloci, raccolta di big data ) e lo sviluppo di reti neuronali artificiali capaci di apprendere, risolvere problemi. AlphaGo di Google ha dimostrato la sua capacità battendo la scorsa primavera seccamente il campione mondiale di GO il quale ebbe a dire “mi pareva di esser al cospetto di Dio”. I sistemi di traduzione automatica, di guida autonoma, sono altri esempi correnti che fanno appello alla IA, il cui potenziale di sviluppo è enorme e non è che all’inizio. Insomma il mondo fantascientifico descritto nei romanzi di Asimov negli anni 40 è meno distante.
Ogni rivoluzione industriale ha comportato l’assunzione di attributi umani da parte delle “macchine”: la macchina a vapore della 1° RI assunse l’energia; destrezza e diligenza furono possibili con l’automazione della 2° RI , mentre con digitalizzazione ed elettronica della 3° RI, le macchine assunsero: controllo e giudizio non solo su operazioni manuali, ma sull’insieme delle attività intellettuali . Industria 4.0 allarga ulteriormente il campo e consente di assumere attributi complessi finora di sola competenza umana quali: valutazione, apprendimento, ragionamento e creatività. Come nelle precedenti RI anche con Industria 4.0 l’organizzazione del lavoro subirà un profondo mutamento richiedendo nuove o diverse competenze, che renderanno obsolete la maggioranza di quelle odierne. L’assunzione di attributi umani da parte delle macchine tenderà a comprimerà il fabbisogno di qualifiche intermedie e polarizzerà l’impiego: d’un lato persone altamente qualificate e specializzate, ben retribuite, portatrici di competenze quali: problem-solving, pensiero critico, creatività e relazionali. Al lato opposto: persone senza qualifica specifica, bassamente retribuite, per svolgere mansioni ripetitive (servizio a domicilio, ..). Escluse da grandi avvicendamenti sono invece le attività di nicchia che richiedono capacità specifiche difficilmente automatizzabili di cortissima durata (pulizie,...); in crescita invece quelle relazionali nei campi della cura, educazione, assistenza, ecc. Il lavoro futuro sarà imperniato sulla flessibilità, mirante al raggiungimento degli obiettivi aziendali; un atout per il lavoratore che può aumentare la sua autonomia operativa (orari,..) ma anche rischio di precarizzazione con la diffusione del lavoro autonomo alla Uber, cottimo in chiave digitale che sposta sul lavoratore una parte cospicua, se non totale, dei costi spettanti al datore di lavoro: vacanze, oneri sociali e assicurativi.
Come le precedenti rivoluzioni pure Industria 4.0, sostituendo parte addetti, consentirà un aumento della produttività del lavoro, ovvero
tempo di lavoro umano per creare un‘unità di bene o servizio, quindi eccedenza di lavoro, ovvero disoccupazione tecnologica. In passato la “distruzione creatrice”, come la chiamava Shumpeter , ovvero la soppressione di posti di lavoro in un settore fu compensata con l’aumento in un altro. Succederà anche con la presente rivoluzione? Difficile pronosticare cosa accadrà realmente con l’impiego e se la sostituzione dei
degli
minor
posti di lavoro attualmente esistenti sarà del 20% o del 50% come prevedono
gli studi effettuati . Una cosa è però certa Industria 4.0 rappresenta una
rottura con l’attuale sistema, non una sua evoluzione.
Che fare? Appare ovvio che al diffondersi del nuovo paradigma produttivo che impatterà sull’intero sistema socio-economico, con effetti perniciosi si renda necessario una altrettanto innovazione dei principi e priorità che regolano il funzionamento della società. Un compito che spetta alla politica.
(Fine parte 1 - continua)
Apparso in Corriere del Ticino 7 marzo 2018
Che fare? Appare ovvio che al diffondersi del nuovo paradigma produttivo che impatterà sull’intero sistema socio-economico, con effetti perniciosi si renda necessario una altrettanto innovazione dei principi e priorità che regolano il funzionamento della società. Un compito che spetta alla politica.
(Fine parte 1 - continua)
Apparso in Corriere del Ticino 7 marzo 2018
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