giovedì 26 aprile 2018

Progetto Officine federali: ulteriore chèque in bianco?


Il Progetto Officine FFS Bellinzona entra nella fase calda: la dichiarazione d’intenti (DI) del dicembre scorso prevede che entro fine giugno Cantone e Città sottopongano ai rispettivi legislativi “la richiesta di credito per il finanziamento” (totale congiunto 120mio Fr) sul costo globale di 360 mio. L’esperienza insegna che le migliori intenzioni, anche se espresse in buona fede, possono rimanere irrealizzate o risultare ben diverse da quanto auspicato (Alptransit docet), e che “il diavolo si nasconde nei dettagli”.
Procedura di conduzione anomala: la DI prevede due tappe distinte, la prima “comporta l’allestimento del progetto preliminare del nuovo stabilimento industriale e lo svolgimento di un mandato di studio in parallelo (MSP) per l’area occupata dallo stabilimento esistente” delle Officine di Bellinzona (OBe). La seconda tappa prevede l’allestimento del progetto definitivo nuovo stabilimento, le procedura di approvazione dei piani e la costruzione”; in parallelo “lo svolgimento delle procedure pianificatorie per l’area esistente” e “entro la fine del mese di giugno 2018 al Gran Consiglio rispettivamente al Consiglio comunale la richiesta di credito per” contributo forfettario di 120 mio di Fr“ . Insomma ai legislativi viene chiesto di concedere il credito senza aver potuto avere la possibilità di esprimersi sul progetto preliminare e formulare eventuali richieste e/o correzioni. Una procedura anomala che mette legislativi sotto “pressione”, con il rischio di indurli a soprassedere allo svolgimento delle funzioni loro assegnate, per non correre il rischio di diventare “capro espiatorio”.

Potere decisionale asimmetrico: mentre le FFS sono rappresentate nel gruppo di progetto per la rivalutazione dell’area Officine, nessun rappresentante del Cantone e della Città (e delle maestranze ) figura invece nel progetto Nuovo impianto industriale. In altre parole: nessuna voce in capitolo circa strategia, obiettivi, attività a medio e lungo termine. 
Ridimensionamento e pochezza delle attività nel “nuovo impianto industriale” che prevede: “manutenzione leggera e pesante dei convogli Flirt-Tilo e Giruno, manutenzione pesante degli ETR 610” e “attività a complemento (componenti, mercato terzo, ecc.)”. Cancellate, o comunque non menzionate nella DI, le attività di manutenzione (locomotive e ruote carri merci ) che costituiscono il fulcro attuale, carri il cui numero aumenterà con Alptransit. Per il resto nulla, se non dichiarazioni vaghe: “la sua disposizione permetterà maggior sviluppo ...e implementazione di ulteriori settori di attività da parte FFS , rispettivamente di aziende terze a loro correlate”, ..“ intenzioni di dare una prospettiva di lungo termine...per un futuro durevole e posti di lavoro industriali: qualificati”. Silenzio riguardo le “attività a complemento: cosa, quali obiettivi e risultati attesi a medio lungo termine? Decisamente un po’ poco!
Riduzione dell’impiego: con l’entrata in funzione del nuovo stabilimento (2026) saranno chiuse i siti operativi di Bellinzona e Biasca. Numero di addetti previsti dal 2026 tra 200 e 250, quasi la metà di oggi.
Vaghezza sul Parco tecnologico, previsto nel comparto di 45mila mq, venduto alla città, e che sarà gestito da Città e Cantone; esso vuole essere un
“polo per attività di ricerca, formazione, produzione, consulenza e servizi con l’ottica di insediarvi aziende nazionali e internazionali e start up innovative. Quanto previsto dalla DI è un parco con aziende innovative, di profilo imprecisato, slegate tra di loro e non necessariamente affini al trasporto ferroviario. Stupisce inoltre la scelta di affidarsi a Greater Zurich Area (GZA) per lo sviluppo del Parco. GZA è una società di consulenza e promozione privata, cui aderiscono a pagamento alcuni cantoni dell’area zurighese; da Argovia si è ritirato e Zurigo intenderebbe farlo. Ignorato invece il “Parco svizzero dell’innovazione” istituito dalla Confederazione, su proposta dei direttori cantonali dell’economia, e gestito dalla fondazione Swiss Innovation Park, comprendente una rete di 5 siti (2 in prossimità dei politecnici di ZH e Losanna, gli altri 3 in Argovia, Bienne e Svizzera nordoccidentale).
Snaturamento del Centro di Competenza (CdC): “Le FFS” – si legge nella DI - “continueranno il loro impegno ... conformemente allo statuto di fondazione”; statuto che fissa tra gli obiettivi: “sostegno alla sviluppo e potenziamento delle Officine di Bellinzona e di tutte le realtà FFS in Ticino a lei correlate”, trasferimento di conoscenze e gestione innovazione, accompagnamento e sviluppo di progetti”. Da quando funziona il CdC gli imput e apporti da parte FFS sono stati praticamente nulli. La DI non nomina il CdC quale risorsa
per lo sviluppo del nuovo impianto. Nulla fa presagire che lo diventerà in futuro quando le due realtà saranno oltretutto geograficamente staccate.
Vuoto giuridico della Convenzione; essa recita: “
i soci intraprendono e sostengono
azioni dirette o indirette di promozione... si adoperano a trasmettere al CdC progetti adatti. Inoltre si impegnano a promuovere le attività di ricerca e formazione “.
E riguardo alle FFS “assicureranno volumi uguali a quelli attuali per i prossimi anni, e s’impegnano all’attuazione di una strategia chiara per la stabilizzazione e lo sviluppo sostenibile anche a medio lungo termine; le FFS provvederanno ai necessari adeguamenti dell’organizzazione delle OBe con lo scopo di assicurare a queste ultime un’attività di successo sul mercato anche a lungo termine.
Dai progetti del CdC dovrebbero scaturire ulteriori impulsi per le OBe per il periodo dopo 2016. Le FFS si impegnano analogamente ad altri partner di trasmettere progetti in questo senso”). Sono nobili intenzioni destinate di rimanere lettera morta, perché la Convenzione non è giuridicamente vincolante. La DI sorvola tale “impasse” e non contempla vuoto giuridico specificando, mediante contratto: ruoli, attività, responsabilità, contributi delle singole parti.
Affossamento del Polo tecnologico industriale: oltre che minare il CdC quanto sottoscritto nella DI si scansa radicalmente anche dallo scenario Per un polo tecnologico industriale richiesto dall’iniziativa sottoscritta da 14768 cittadini nel 2008 (ancora la vaglio del GC) nel quale le FFS hanno un ruolo di attore trainante.
Costo esoso ed esorbitante per Cantone e Città, quasi una rapina, per riavere parte del terreno donato dal Comune nel 1883 e finanziare il nuovo impianto su cui non hanno voce in capitolo. 


Accettare la DI “telle quelle” significa firmare un ulteriore “chèque in bianco”, cancellare quanto ottenuto finora, spaccare l’unità politica- istituzionale (maestranze-cittadini- città – cantone) che aveva obbligato le FFS a negoziare. I politici, chiamati a decidere, sono avvisati.
Apparso su Corriere del Ticino il 26 aprile 2018 
link al CdT

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