martedì 5 febbraio 2019

Nuove officine: un altro chèque in bianco

Non condivido la “viva soddisfazione” e l’ottimismo espressi dopo la decisione del GC sul futuro delle officine. Essa sancisce un dietrofront rispetto allo scenario “Centro di competenza nel settore della mobilità sostenibile e ferroviaria” (CdC) scelto nel 2010 dal governo, concretizzato nel 2013 con la Convenzione sottoscritta da tutti gli attori(fra cui FFS, governo, rappresentanti sindacali e  maestranze OBE).  Convenzione che finalmente dotava il Cantone di una visione chiara in materia di sviluppo nel settore dei trasporti ferroviari,  assegnando alle FFS un ruolo centrale “Il CdC – si legge nella Convenzione- è un sistema a rete formato dai diversi attori operanti nell'ambito della mobilità ferroviaria sul territorio ticinese.... Il fulcro del Centro di competenza sono le Officine FFS di Bellinzona che rappresentano la realtà che ha contribuito alla creazione di questo studio e progetto”.
Stupisce la superficialità del parlamento che non ha saputo (voluto?) leggere i dettagli del dossier. Facendolo avrebbe colto che la Risoluzione governativa- stilata sulla base della Dichiarazione d’intenti (DI) elaborata e sottoscritta nel dicembre 2017 da FFS, CdS e Municipio, senza consultare i partner sociali:

a)  non era in sintonia con la strategia CdC e relativa Convenzione,
b)  invalida tutti gli accordi e obblighi precedenti tra le parti, quindi quelli delle FFS verso la Convenzione.
Quello votato è un deal sconcertante, a senso unico con le FFS vincenti (riacquistano tutta la libertà e autonomia che avevano prima dello sciopero 2008, svincolate dagli impegni, intascano 120 milioni (100 del Cantone e 20 della città) per finanziare il “ modernissimo stabilimento industriale” su cui il Cantone non ha voce in capitolo.
Mentre il Ticino (non le maestranze) è perdente: ai “piedi della scala” dopo 10 anni di sforzi per concordare una scelta condivisa. L’ingenuità del CdS è stata di credere e far credere che la sua missione fosse conclusa con la firma della Convenzione e la creazione dell’omonima Fondazione, mentre era solo la prima tappa del percorso, a cui doveva seguire quella operativa del come realizzarla. Era compito e tutto interesse del Cantone agire sin dalla firma della Convenzione per riunire tutti gli elementi utili e necessari  per la riuscita.

Il CdS non ha saputo prendere esempio dal Canton Neuchâtel che ai tempi della crisi degli anni 80 volle e, con sostegno della Confederazione, ottenne il CSEM (Centre suisse d'électronique et de microtechnique) che diede impulso e rilanciò un settore industriale tecnologicamente superato.  Oggi il CSEM fa parte del “Parco Svizzero dell’innovazione”, il cui scopo è la leadership della Svizzera nel campo dell’innovazione e assicura la competitività del Paese. Conta due sedi principali nelle vicinanze dei politecnici federali di Zurigo e Losanna e di tre reti regionali situate nel Cantone di Argovia, nella Svizzera nordoccidentale e a Bienne. Portare a sud delle Alpi la quarta rete regionale,  creando un Centro di competenza nazionale incentrato su innovazione e mobilità ferroviaria era la carta su cui il Cantone doveva puntare e che poteva offrire alle FFS per indurla ad impegnarsi; ne avrebbero tratto vantaggio, per le loro attività comprese quelle di consulenza e progettazione ferroviaria all’estero.

Invece il Governo, ha nicchiato ed è ricaduto nelle consuete abitudini: d’un canto roboanti e dichiarazioni, e dall’altro incapacità di tradurle in una strategia di sviluppo conducendola a termine. La mentalità della dipendenza basata sulla “rendita” affidandosi agli intermediari di turno(vedi Greater Zurich Area )e concessioni a terzi continua a colonizzare le menti.

La decisione parlamentare libera le FFS da ogni vincolo, affidandosi alla loro buona volontà. La vaghezza e la trasparenza riguardanti le attività previste nel nuovo stabilimento (manutenzione di composizioni di treni passeggeri), non sono un buon segnale. Se poi aggiungiamo che sempre più le aziende costruttrici di treni offrono anche servizi di manutenzione sostanziale, v’è serio rischio che in Ticino rimanga una manutenzione leggera, di poco contenuto tecnologico e a bassa qualifica. E questo sarebbe: l’accordo Win-Win?  “il treno che passa ogni 30 anni che bisogna assolutamente prendere”?, “l’opportunità eccezionale da non sciupare”? A me pare soprattutto uno chèque in bianco, con un bonus extra di 120 milioni offerto dal Cantone alle FFS in cambio di vaghe promesse! A futura memoria.

Apparso du Corriere del Ticino del  5 febbraio 2019 

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