Non condivido la “viva
soddisfazione” e l’ottimismo espressi dopo la decisione del GC sul futuro delle
officine. Essa sancisce un dietrofront rispetto allo scenario “Centro di competenza nel settore della mobilità sostenibile
e ferroviaria” (CdC) scelto nel 2010 dal governo, concretizzato nel 2013 con la Convenzione sottoscritta da
tutti gli attori(fra cui FFS, governo, rappresentanti sindacali e maestranze OBE). Convenzione che finalmente dotava il Cantone
di una visione chiara in materia di sviluppo nel settore dei trasporti
ferroviari, assegnando alle FFS un ruolo
centrale “Il CdC – si legge nella Convenzione- è un sistema a rete formato dai
diversi attori operanti nell'ambito della mobilità ferroviaria sul territorio
ticinese.... Il fulcro del Centro di competenza sono le Officine FFS di
Bellinzona che rappresentano la realtà che ha contribuito alla creazione di
questo studio e progetto”.
Stupisce la superficialità del
parlamento che non ha saputo (voluto?) leggere i dettagli del dossier.
Facendolo avrebbe colto che la Risoluzione governativa- stilata sulla
base della Dichiarazione d’intenti (DI) elaborata e sottoscritta nel dicembre
2017 da FFS, CdS e Municipio, senza consultare i partner sociali:
a) non era in sintonia con la strategia CdC e relativa
Convenzione,
b) invalida tutti gli accordi e obblighi precedenti tra le
parti, quindi quelli delle FFS verso la Convenzione.
Quello votato è un deal
sconcertante, a senso unico con le FFS vincenti (riacquistano tutta la libertà
e autonomia che avevano prima dello sciopero 2008, svincolate dagli impegni,
intascano 120 milioni (100 del Cantone e 20 della città) per finanziare il “
modernissimo stabilimento industriale” su cui il Cantone non ha voce in
capitolo.
Mentre il Ticino (non le
maestranze) è perdente: ai “piedi della scala” dopo 10 anni di sforzi per
concordare una scelta condivisa. L’ingenuità del CdS è stata di credere e far
credere che la sua missione fosse conclusa con la firma della Convenzione e la
creazione dell’omonima Fondazione, mentre era solo la prima tappa del
percorso, a cui doveva seguire quella operativa del come realizzarla. Era
compito e tutto interesse del Cantone agire sin dalla firma della Convenzione
per riunire tutti gli elementi utili e necessari per la riuscita.
Il CdS non ha saputo prendere esempio dal Canton Neuchâtel
che ai tempi della crisi degli anni 80 volle e, con sostegno della
Confederazione, ottenne il CSEM (Centre suisse d'électronique et de
microtechnique) che diede impulso e rilanciò un settore industriale
tecnologicamente superato. Oggi il CSEM
fa parte del “Parco Svizzero dell’innovazione”, il cui scopo è la leadership della Svizzera nel campo dell’innovazione e
assicura la competitività del Paese. Conta due sedi principali nelle vicinanze
dei politecnici federali di Zurigo e Losanna e di tre reti regionali situate
nel Cantone di Argovia, nella Svizzera nordoccidentale e a Bienne. Portare a
sud delle Alpi la quarta rete regionale,
creando un Centro di competenza nazionale incentrato su innovazione e
mobilità ferroviaria era la carta su cui il Cantone doveva puntare e che poteva
offrire alle FFS per indurla ad impegnarsi; ne avrebbero tratto vantaggio, per
le loro attività comprese quelle di consulenza e progettazione ferroviaria
all’estero.
Invece il Governo, ha nicchiato ed è ricaduto nelle consuete
abitudini: d’un canto roboanti e dichiarazioni, e dall’altro incapacità di tradurle in una strategia di
sviluppo conducendola a termine. La mentalità della dipendenza basata sulla
“rendita” affidandosi agli intermediari di turno(vedi Greater Zurich Area )e
concessioni a terzi continua a colonizzare le menti.
La decisione parlamentare libera le
FFS da ogni vincolo, affidandosi alla loro buona volontà. La vaghezza e la
trasparenza riguardanti le attività previste nel nuovo stabilimento
(manutenzione di composizioni di treni passeggeri), non sono un buon segnale.
Se poi aggiungiamo che sempre più le aziende costruttrici di treni offrono
anche servizi di manutenzione sostanziale, v’è serio rischio che in Ticino
rimanga una manutenzione leggera, di poco contenuto tecnologico e a bassa
qualifica. E questo sarebbe: l’accordo Win-Win?
“il treno che passa ogni 30 anni che bisogna assolutamente prendere”?,
“l’opportunità eccezionale da non sciupare”? A me pare soprattutto uno chèque
in bianco, con un bonus extra di 120 milioni offerto dal Cantone alle FFS in
cambio di vaghe promesse! A futura memoria.
Apparso du Corriere del Ticino del 5 febbraio 2019
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