martedì 7 aprile 2015

Officine FFS quo vadis?



Sala della pittureria affollata, anche se non come nel 2008, sabato 28 marzo in occasione della ricorrenza del settimo anniversario dello sciopero . Momenti memorabili ancora vividi nella memoria di chi li ha vissuti e che gli striscioni appesi ai muri aiutano a ricordare. L’occasione per fare il punto con una tavola rotonda di cui hanno riferito i media.
Dal punto di vista fattuale per quel che riguarda le Officine poco è cambiato rispetto a 7 anni orsono, malgrado l’aumento della cifra d’affari, poche le novità; gli investimenti promessi non sono avvenuti, la linea di prodotti delle Officine è rimasta sostanzialmente uguale: manutenzione di locomotive in via di estinzione - prodotto obsoleto- e manutenzione di carri merci che oltre fronteggiare la forte concorrenza estera arrischia di  essere messa in forse da una potenziale privatizzazione della stessa HUPAC, cliente principale delle Officine. La situazione è quindi più che critica. Comprensibili quindi i timori espressi da parte dei rappresentanti delle maestranze e sindacali su un possibile esito che porterebbe alla “chiusura programmata” in assenza di innovazione alle Officine. Eppure le cose sembravano messe al bello con la firma nel novembre 2013 della Convenzione tra FFS e Cantone per la costituzione di un Centro di competenza, e la votazione del GC del 2 giugno 2014 con la quale furono approvati la Convenzione del 2013 per la costituzione della “Fondazione Centro di competenza mobilità sostenibile e ferroviaria”,  lo statuto della Fondazione, nonché  lo stanziamento di un sussidio a fondo perso di fr. 2'125’000.- a favore della costituenda Fondazione per il periodo dal 2014 al 2018. Ma allora perché lo stallo? Intanto va detto che il Centro di competenza non è ancora operativo in quanto il Direttore non è ancora stato designato. Ma vi sono altre ragioni che spiegano l’impasse, esse vanno cercate nei meccanismi che sottendono a qualsiasi funzionamento che implica parti le sociali e attori con interessi specifici. Di regola interessi diversi portano al confronto, e quanto sono molto divergenti al conflitto. Per affrontare un conflitto occorre essere in grado di attivare un potere capace di condizionare la controparte per condurla a negoziare.  Il successo dell’azione che 7 anni orsono salvò le Officine lo si deve proprio al rapporto di forza forte (sciopero, manifestazioni popolari, sostegno di autorità comunali e cantonale e anche religiose) che obbligarono le FFS a fare marcia indietro e accettare di sedersi al tavolo negoziale. La situazione attuale denota purtroppo una debolezza del potere contrattuale di chi vuole far evolvere e rafforzare le Officine nei confronti delle FFS.  Intanto la  Convenzione è assai vaga: le FFS s’impegnano ad “assicurare volumi uguali per il futuro” , “all’attuazione di una strategia chiara per la stabilizzazione e sviluppo sostenibile anche a medio termine”, e a “provvedere a necessari adeguamenti dell’organizzazione delle Officine …con lo scopo di assicurare un’attività di successo sul mercato anche a lungo termine”.  Formulazione  assai generica, si parla di volumi, ma non di: competitività, nuovi prodotti, innovazione di processo, ecc. ; manca la formulazione di obiettivi specifici misurabili ; ed inoltre  non vi è un impegno finanziario delle FFS, se non quello indiretto di mettere a disposizione degli spazi per l’attività del centro di competenza. Francamente un po’ poco. Seconda debolezza: una convenzione, non ha valore giuridico, impegna moralmente le parti, ma può essere bellamente ignorata, senza implicazioni di natura materiali o giuridiche, se non quello di perdere la faccia. Sappiamo quanto poco conti per una grande azienda perdere la faccia in un luogo, quando può far valere altrove cose molte positive. E  di esempi in tal senso non mancano alla FFS.  In altre parole la convenzione non basta per garantire il successo, è una condizione necessaria, certo, ma non sufficiente. L’inghippo che spiega lo stallo attuale va ricercato nei vari livelli istituzionali e nei luoghi in cui è esercitato il potere dei singoli attori. Quello delle Officine è oltre Gottardo, non a Bellinzona. Benché le FFS siano membro della fondazione e del Centro di competenza, non significa che esse  siano disponibili a mettere in discussione la propria strategia aziendale a livello svizzero.  In altre parole  il Centro di competenza non ha il potere per vincolare le FFS ad investire nelle Officine, e tantomeno a modificare la strategia aziendale nazionale; le FFS si attiveranno semmai qualora  il Centro di competenza proponesse qualcosa  in sintonia con la loro strategia, non viceversa. In sostanza il successo del Centro di competenza, dipenderà in larga misura dalla buona volontà delle FFS. Ma con la buona volontà, ahimè, non si va lontano. Al di là della Convenzione, manca tutt’ora un patto forte tra Cantone e FFS vincolato da un accordo con tanto di quali  progetti FFS in Ticino, quali per le Officine, quando e con quale finanziamento che tutt’ora manca e che permetterebbe al centro di Competenza di decollare, ma soprattutto di dare un futuro alle Officine. Certamente il Ticino ha tratto profitto dalla presenza delle FFS, e come già in passato offre molto alle stesse FFS affinché possano  svilupparsi: un tributo anche in termini di territorio, paesaggio, infrastrutture, risorse idriche per la generazione di energia. Il sistema dei trasporti è in rapido mutamento, e le FFS devono consolidare la loro presenza a sud delle alpi quale controparte. Per superare l’impasse attuale e rimanere agganciati urge un’azione politica determinata da parte del CdS, che con il sostegno dei vari attori politici ed economici  ticinesi  riesca costituire un rapporto di forza con le FFS per  far loro ridefinire la loro strategia  che consideri gli interessi ticinesi.
Pubblicato in La Regione del 7 aprile 2015, pag 22

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