Sala della pittureria
affollata, anche se non come nel 2008, sabato 28 marzo in occasione della
ricorrenza del settimo anniversario dello sciopero . Momenti memorabili ancora
vividi nella memoria di chi li ha vissuti e che gli striscioni appesi ai muri
aiutano a ricordare. L’occasione per fare il punto con una tavola rotonda di
cui hanno riferito i media.
Dal punto di vista
fattuale per quel che riguarda le Officine poco è cambiato rispetto a 7 anni
orsono, malgrado l’aumento della cifra d’affari, poche le novità; gli
investimenti promessi non sono avvenuti, la linea di prodotti delle Officine è rimasta
sostanzialmente uguale: manutenzione di locomotive in via di estinzione -
prodotto obsoleto- e manutenzione di carri merci che oltre fronteggiare la forte
concorrenza estera arrischia di essere messa
in forse da una potenziale privatizzazione della stessa HUPAC, cliente
principale delle Officine. La situazione è quindi più che critica.
Comprensibili quindi i timori espressi da parte dei rappresentanti delle
maestranze e sindacali su un possibile esito che porterebbe alla “chiusura
programmata” in assenza di innovazione alle Officine. Eppure le cose sembravano
messe al bello con la firma nel novembre 2013 della Convenzione tra FFS e
Cantone per la costituzione di un Centro di competenza, e la votazione del GC del
2 giugno 2014 con la quale furono approvati la Convenzione del 2013 per la costituzione
della “Fondazione Centro di competenza mobilità sostenibile e ferroviaria”, lo statuto della Fondazione, nonché lo stanziamento di un sussidio a fondo perso
di fr. 2'125’000.- a favore della costituenda Fondazione per il periodo dal
2014 al 2018. Ma allora perché lo stallo? Intanto va detto che il Centro di
competenza non è ancora operativo in quanto il Direttore non è ancora stato
designato. Ma vi sono altre ragioni che spiegano l’impasse, esse vanno cercate
nei meccanismi che sottendono a qualsiasi funzionamento che implica parti le
sociali e attori con interessi specifici. Di regola interessi diversi portano
al confronto, e quanto sono molto divergenti al conflitto. Per affrontare un
conflitto occorre essere in grado di attivare un potere capace di condizionare
la controparte per condurla a negoziare.
Il successo dell’azione che 7 anni orsono salvò le Officine
lo si deve proprio al rapporto di forza forte (sciopero, manifestazioni
popolari, sostegno di autorità comunali e cantonale e anche religiose) che
obbligarono le FFS a fare marcia indietro e accettare di sedersi al tavolo
negoziale. La
situazione attuale denota purtroppo una debolezza del potere contrattuale di
chi vuole far evolvere e rafforzare le Officine nei confronti delle FFS. Intanto la
Convenzione è assai vaga: le FFS s’impegnano ad “assicurare volumi
uguali per il futuro” , “all’attuazione di una strategia chiara per la
stabilizzazione e sviluppo sostenibile anche a medio termine”, e a “provvedere
a necessari adeguamenti dell’organizzazione delle Officine …con lo scopo di
assicurare un’attività di successo sul mercato anche a lungo termine”. Formulazione assai generica, si parla di volumi, ma non di:
competitività, nuovi prodotti, innovazione di processo, ecc. ; manca la
formulazione di obiettivi specifici misurabili ; ed inoltre non vi è un impegno finanziario delle FFS, se
non quello indiretto di mettere a disposizione degli spazi per l’attività del
centro di competenza. Francamente un po’ poco. Seconda debolezza: una convenzione, non ha valore giuridico,
impegna moralmente le parti, ma può essere bellamente ignorata, senza
implicazioni di natura materiali o giuridiche, se non quello di perdere la
faccia. Sappiamo quanto poco conti per una grande azienda perdere la faccia in
un luogo, quando può far valere altrove cose molte positive. E di esempi in tal senso non mancano alla FFS. In altre parole la convenzione non basta per
garantire il successo, è una condizione necessaria, certo, ma non sufficiente.
L’inghippo che spiega lo stallo attuale va ricercato nei vari livelli
istituzionali e nei luoghi in cui è esercitato il potere dei singoli attori.
Quello delle Officine è oltre Gottardo, non a Bellinzona. Benché le FFS siano membro
della fondazione e del Centro di competenza, non significa che esse siano disponibili a mettere in discussione la
propria strategia aziendale a livello svizzero.
In altre parole il Centro di
competenza non ha il potere per vincolare le FFS ad investire nelle Officine, e
tantomeno a modificare la strategia aziendale nazionale; le FFS si attiveranno
semmai qualora il Centro di competenza proponesse
qualcosa in sintonia con la loro
strategia, non viceversa. In sostanza il successo del Centro di competenza,
dipenderà in larga misura dalla buona volontà delle FFS. Ma con la buona
volontà, ahimè, non si va lontano. Al
di là della Convenzione, manca tutt’ora un patto forte tra Cantone e
FFS vincolato da un accordo con tanto di quali progetti FFS in Ticino, quali per le Officine,
quando e con quale finanziamento che tutt’ora manca e che permetterebbe al
centro di Competenza di decollare, ma soprattutto di dare un futuro alle
Officine. Certamente il Ticino ha tratto profitto dalla presenza delle FFS, e
come già in passato offre molto alle stesse FFS affinché possano svilupparsi: un tributo anche in termini di
territorio, paesaggio, infrastrutture, risorse idriche per la generazione di
energia. Il sistema dei trasporti è in rapido mutamento, e le FFS devono
consolidare la loro presenza a sud delle alpi quale controparte. Per superare
l’impasse attuale e rimanere agganciati urge un’azione politica determinata da
parte del CdS, che con il sostegno dei vari attori politici ed economici ticinesi riesca costituire un rapporto di forza con le
FFS per far loro ridefinire la loro
strategia che consideri gli interessi
ticinesi.
Pubblicato in La Regione del 7 aprile 2015, pag 22
Pubblicato in La Regione del 7 aprile 2015, pag 22
Nessun commento:
Posta un commento