domenica 9 marzo 2014

Pianificazione del territorio: localismo funesto


Pianificazione del territorio:  localismo funesto 
La denuncia del noto architetto Botta benché tardiva, come fatto notare da varie voci, ha contribuito a rimettere in prima fila la questione della gestione del territorio e più in generale del paesaggio. Questione che se non fosse per iniziative o ricorsi promossi da singoli o da associazioni  attenti alla tutela del patrimonio edificato  o naturale sembrava fosse risolta, o comunque marginale. Altro che “Ticino città giardino”, Botta ci dice  che il nostro “È un panorama degno delle peggiori periferie urbane”. Dopo l’ohibò, una domanda dobbiamo anche  porcela: come è stato possibile arrivare  alla situazione denunciata da Botta, e prima di lui da altri rimasti inascoltati. Basta salire su una collina che circonda una qualsiasi delle nostre città per renderci conto degli sfregi inflitti al territorio e al paesaggio. Accanto ai nuclei  vecchi delle città e dei borghi, esempi di uso razionale e densità urbanistica, sono sorti quartieri a scarsa densità, edifici costruiti sulle varie parcelle in cui si nota terreno  residuo generato da linee di arretramento e di distanza.  Un uso estensivo del territorio che fa a pugni con  quello parsimonioso dei nostri antenati. Prese  a se stante le singole costruzioni possono anche essere pregevoli, ma inserite l’una accanto all’altra generare una “cacofonia” indescrivibile e un deturpamento del paesaggio. Allibisce   che tutto ciò è stato realizzato malgrado l’esistenza di  una legislazione cospicua. Certo la bocciatura negli anni 60  della legge urbanistica - la “quale proponeva  l'estensione del principio della pianificazione del territorio a tutto il Cantone con carattere non solo di regolamentazione obbligatoria ma anche di programmazione[1] - ha creato   un “vuoto legislativo” e  ha rafforzato la  cultura del “localismo” che permeò i Piani Regolatori  dal 1973 in poi. Molti comuni in quegli anni, quasi facendo a gara a chi fosse il più intraprendente, anche nell’accontentare gli interessi di parte  dei proprietari, hanno  reso costruibile praticamente l’insieme del loro territorio. Si salvarono boschi, e territori agricoli tutelate  da specifiche leggi. Tuttavia dal 1991 in poi- con l’adozione della Legge sulla pianificazione del territorio - le cose sarebbero potute andare diversamente in virtù di una maggior competenza cantonale in fatto di pianificazione. Purtroppo il trend non è sostanzialmente cambiato: l’offerta di vaste zone edificabili, la bassa densità edificatoria  e differenziali di prezzi hanno agevolato la colonizzazione progressiva che metro dopo metro sta divorando il territorio. In uno spirito di vuoto progettuale, d’ assenza di visione a medio lungo termine e, soprattutto, di priorità, favorito da una cultura del “vogliamo tutto, di più e subito”, si sono progressivamente radicati principi e comportamenti  nefasti, il  cui risultato appare nitido al forestiero, ma che risulta più  difficile da cogliere all’abitante  assuefatto dal lento cambiamento. L’assalto al territorio restante è ben lungi dall’esser concluso. Forti sono le pressioni, come  forti e poco trasparenti  sono gli interessi locali  che agiscono a scapito del paesaggio.  A livello cantonale pur sorretti da leggi chiare e malgrado le dichiarazioni, si nicchia. Esempio: il Parco del Piano di Magadino,  che dovrebbe salvaguardare una parte importante dell’unica superficie ancora più meno intatta e zona naturalista di rilevanza internazionale, è bloccato da un iter  parlamentare lentissimo che si trascina da oltre  un paio di anni, e dagli esiti per nulla scontati. Intanto ai suoi margini continua  l’erosione con la cementificazione e il diffondersi  dei centri commerciali. D’altra parte  le autorità comunali non sono sempre una garanzia per la salvaguardia del territorio, oltre la passività a fronte delle distruzioni e il poco impegno nella salvaguardia, diventano sovente promotrici di scempi: prova il tentativo d’edificazione  di Gandria promossa dall’allora Sindaco che avrebbe deturpato il paesaggio, o la sentenza del TRAM che ha “bacchettato” l’intenzione del Municipio di Minusio desideroso di aumentare gli indici di edificazione nella striscia di territorio al lago, ambita dalla speculazione, e tra le uniche zone ad essere naturale, ed inscritta nell’inventario nazionale!

30  luglio 2013


[1] Maggiori M., Morosi B., Büchler M., I principali strumenti pianificatori e l’evoluzione della legislazione in materia di pianificazione del territorio, Sezione della pianificazione urbanistica, Bellinzona

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