Pianificazione del territorio: localismo funesto
La denuncia del noto architetto Botta benché tardiva,
come fatto notare da varie voci, ha contribuito a rimettere in prima fila la
questione della gestione del territorio e più in generale del paesaggio. Questione
che se non fosse per iniziative o ricorsi promossi da singoli o da
associazioni attenti alla tutela del
patrimonio edificato o naturale sembrava
fosse risolta, o comunque marginale. Altro che “Ticino città giardino”, Botta
ci dice che il nostro “È un panorama degno delle peggiori periferie
urbane”. Dopo l’ohibò, una domanda
dobbiamo anche porcela: come è stato possibile arrivare alla situazione denunciata da Botta, e prima
di lui da altri rimasti inascoltati. Basta salire su una collina che circonda
una qualsiasi delle nostre città per renderci conto degli sfregi inflitti al
territorio e al paesaggio. Accanto ai nuclei
vecchi delle città e dei borghi, esempi di uso razionale e densità
urbanistica, sono sorti quartieri a scarsa densità, edifici costruiti sulle
varie parcelle in cui si nota terreno
residuo generato da linee di arretramento e di distanza. Un uso estensivo del territorio che fa a
pugni con quello parsimonioso dei nostri
antenati. Prese a se stante le singole
costruzioni possono anche essere pregevoli, ma inserite l’una accanto all’altra
generare una “cacofonia” indescrivibile e un deturpamento del paesaggio.
Allibisce che tutto ciò è stato
realizzato malgrado l’esistenza di una
legislazione cospicua. Certo la bocciatura negli anni 60 della legge urbanistica - la “quale proponeva l'estensione del principio della
pianificazione del territorio a tutto il Cantone con carattere non solo di
regolamentazione obbligatoria ma anche di programmazione[1] - ha creato
un “vuoto legislativo” e ha
rafforzato la cultura del “localismo”
che permeò i Piani Regolatori dal 1973
in poi. Molti comuni in quegli anni, quasi facendo a gara a chi fosse il più
intraprendente, anche nell’accontentare gli interessi di parte dei proprietari, hanno reso costruibile praticamente l’insieme del
loro territorio. Si salvarono boschi, e territori agricoli tutelate da specifiche leggi. Tuttavia dal 1991 in
poi- con l’adozione della Legge sulla pianificazione del territorio - le cose
sarebbero potute andare diversamente in virtù di una maggior competenza
cantonale in fatto di pianificazione. Purtroppo il trend non è sostanzialmente
cambiato: l’offerta di vaste zone edificabili, la bassa densità edificatoria
e differenziali di prezzi hanno agevolato la colonizzazione progressiva
che metro dopo metro sta divorando il territorio. In uno spirito di vuoto
progettuale, d’ assenza di visione a medio lungo termine e, soprattutto, di
priorità, favorito da una cultura del “vogliamo tutto, di più e subito”, si
sono progressivamente radicati principi e comportamenti nefasti, il
cui risultato appare nitido al forestiero, ma che risulta più difficile da cogliere all’abitante assuefatto dal lento cambiamento. L’assalto
al territorio restante è ben lungi dall’esser concluso. Forti sono le
pressioni, come forti e poco
trasparenti sono gli interessi
locali che agiscono a scapito del
paesaggio. A livello cantonale pur
sorretti da leggi chiare e malgrado le dichiarazioni, si nicchia. Esempio: il
Parco del Piano di Magadino, che
dovrebbe salvaguardare una parte importante dell’unica superficie ancora più
meno intatta e zona naturalista di rilevanza internazionale, è bloccato da un
iter parlamentare lentissimo che si
trascina da oltre un paio di anni, e
dagli esiti per nulla scontati. Intanto ai suoi margini continua l’erosione con la cementificazione e il
diffondersi dei centri commerciali.
D’altra parte le autorità comunali non
sono sempre una garanzia per la salvaguardia del territorio, oltre la passività
a fronte delle distruzioni e il poco impegno nella salvaguardia, diventano
sovente promotrici di scempi: prova il tentativo d’edificazione di Gandria promossa dall’allora Sindaco che
avrebbe deturpato il paesaggio, o la sentenza del TRAM che ha “bacchettato”
l’intenzione del Municipio di Minusio desideroso di aumentare gli indici di
edificazione nella striscia di territorio al lago, ambita dalla speculazione, e
tra le uniche zone ad essere naturale, ed inscritta nell’inventario nazionale!
30 luglio 2013
[1] Maggiori M., Morosi B., Büchler M., I principali
strumenti pianificatori e l’evoluzione della legislazione in materia di
pianificazione del territorio, Sezione della pianificazione urbanistica,
Bellinzona
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