Implicazioni di
una certa gestione del territorio e del paesaggio
Quanto avviene in Ticino,
soprattutto attorno ai quattro
agglomerati urbani, comporta varie
conseguenze già osservabili e altre possibili:
a)
una banalizzazione
del territorio e del paesaggio trasformato dall'edificazione ligia
a criteri pianificatori insufficienti
perché sostanzialmente tecnici, composti da vari indici che prescrivono
l’ubicazione del volume edificabile, ma non caratterizzano la qualità di ciò
che sarà costruito. Presi a sé stanti i singoli edifici possono anche essere pregevoli, ma,
considerati uno accanto all’altro, dare luogo ad una cacofonia indescrivibile
ed ad un deturpamento del paesaggio. Inoltre
la parcellazione eccessiva dei terreni comporta generalmente,
l’edificazione di case, distanziate tra loro da strisce di terreno che aggiunte
a quelle generate dalle linee di
arretramento dal ciglio della strada originano un duplice e pessimo risultato:
spreco del terreno, e un paesaggio edificato a
macchia di leopardo e puntiforme. Ne scaturiscono quartieri a
scarsa densità, “all’americana”, senza o con rari spazi pubblici favorenti la
vita sociale, privi di servizi essenziali quali: negozi, luoghi d'incontro, e
che obbligano gli abitanti a ricorrere ad un veicolo per andar a far la
spesa, per condurre i bimbi a scuola, o andare a bere un caffé.
b)
Una pressione su
talune zone e quartieri “pregiati” (vedi zone collinari con vista o zone in
prossimità dei laghi) che oltre a quella “naturale” di cittadini facoltosi del
nord Italia, si accentuerà con l’apertura della nuova linea ad alta velocità
Alptransit che accorcia di molto le distanze con il nord, aumentando i potenziali interessati. Prova
l’evoluzione dei prezzi di compravendita in continua ascesa, frutto della
speculazione generata da persone
facoltose provenienti da paesi anche
lontani, e disposte a spendere somme da capogiro pur d’accaparrarsi una proprietà nelle zone di pregio. Operazioni che fanno la
gioia di chi vende e degli intermediari, ma che influenzano il mercato, minando
gli equilibri esistenti.
c)
Lasciando libero
corso al gioco della domanda e offerta si corre il rischio di sconvolgimento sociale nei
quartieri toccati dalla speculazione
generata dall’arrivo di persone a reddito elevato, con un pericolo più che
reale di espulsione di quelle con
reddito modesto impossibilitate di pagare
“i nuovi affitti” degli appartamenti rinnovati o di quelli appena
edificati
d)
L’emigrazione degli abitanti espulsi provocherà un’ulteriore pressione sul territorio ancora
restante per necessità di trovare
alloggi in zone meno ambite ” o nelle periferie; con tutto ciò che ne deriva in
fatto d’uso del territorio, delle infrastrutture base, dei trasporti e della
convivenza.
e)
A lungo
termine l’edificazione sfrenata, l’uso
estensivo del territorio e criteri pianificatori che generano spreco daranno
luogo ad un sistema economico poco
efficiente ed efficace, oltre all’ulteriore
deterioramento del paesaggio e della qualità di vita che comporterà un
peggioramento del valore economico dello stesso paesaggio, con implicazioni su:
l’industria del turismo, il valore immobiliare, l’industria edile…. e con il
rischio di innescare un meccanismo di
sottosviluppo.
La recente
accettazione della legge federale sulla pianificazione del territorio, è un
passo importante; pur non
recuperando le malefatte edificate,
chiarisce obiettivi, chiarisce la gerarchia
di responsabilità che dovrebbe consentire di gestire quel che resta del
territorio con una visione globale. Tra
l’altro impone ai cantoni un uso
razionale del territorio obbligandoli a delimitare e ridurre le zone
edificabili sovradimensionate, in funzione della crescita di popolazione
prevedibile dei prossimi 15 anni. Un cambiamento che deve portare Cantone e Comuni a porsi la questione non soltanto di quanti
abitanti può realmente sostenere il
territorio, ma anche di quali sono le implicazioni e le conseguenze nel tempo a
livello paesaggistico, economico, sociale. La domanda impellente che occorre
porsi è cosa vogliamo, consci che vi sono dei limiti. Una bella sfida, per il
“Ticino città giardino”, come qualcuno
ebbe a dire, di cui oggi non possiamo che constatare gli “sfregi” inflitti
dall’assalto al paesaggio che il verde della vegetazione, anche se esuberante, non può più mitigare.
30 luglio 2013
|
Nessun commento:
Posta un commento