domenica 9 marzo 2014

Implicazioni di una certa gestione del territorio e del paesaggio


Implicazioni  di una certa gestione del territorio e del paesaggio
Quanto avviene in Ticino, soprattutto  attorno ai quattro agglomerati urbani, comporta varie  conseguenze già osservabili e altre possibili:
a)      una banalizzazione del territorio e del paesaggio  trasformato dall'edificazione  ligia a criteri pianificatori  insufficienti perché sostanzialmente tecnici, composti da vari indici che prescrivono l’ubicazione del volume edificabile, ma non caratterizzano la qualità di ciò che sarà costruito. Presi a sé stanti i singoli edifici  possono anche essere pregevoli, ma, considerati uno accanto all’altro, dare luogo ad una cacofonia indescrivibile ed ad un deturpamento del paesaggio. Inoltre  la parcellazione eccessiva dei terreni comporta generalmente, l’edificazione di case, distanziate tra loro da strisce di terreno che aggiunte a quelle generate  dalle linee di arretramento dal ciglio della strada originano un duplice e pessimo risultato: spreco del terreno, e un paesaggio edificato a  macchia di leopardo e puntiforme. Ne scaturiscono quartieri a scarsa  densità, “all’americana”,  senza o con rari spazi pubblici favorenti la vita sociale, privi di servizi essenziali quali: negozi, luoghi d'incontro, e che obbligano  gli abitanti a ricorrere ad un veicolo per andar a far la spesa, per condurre i bimbi a scuola, o andare a bere un caffé.
b)     Una pressione su talune zone e quartieri “pregiati” (vedi zone collinari con vista o zone in prossimità dei laghi) che oltre a quella “naturale” di cittadini facoltosi del nord Italia, si accentuerà con l’apertura della nuova linea ad alta velocità Alptransit che accorcia di molto le distanze con il nord,  aumentando i potenziali interessati. Prova l’evoluzione dei prezzi di compravendita in continua ascesa, frutto della speculazione generata da  persone facoltose provenienti da paesi  anche lontani, e disposte a spendere somme da capogiro pur  d’accaparrarsi una proprietà  nelle zone di pregio. Operazioni che fanno la gioia di chi vende e degli intermediari, ma che influenzano il mercato, minando gli equilibri esistenti.
c)      Lasciando libero corso al gioco della domanda e offerta si corre il  rischio di sconvolgimento sociale nei quartieri toccati  dalla speculazione generata dall’arrivo di persone a reddito elevato, con un pericolo più che reale di espulsione di  quelle con reddito modesto impossibilitate di pagare  “i nuovi affitti” degli appartamenti rinnovati o di quelli appena edificati
d)     L’emigrazione  degli abitanti espulsi provocherà  un’ulteriore pressione sul territorio ancora restante per  necessità di trovare alloggi in zone meno ambite ” o nelle periferie; con tutto ciò che ne deriva in fatto d’uso del territorio, delle infrastrutture base, dei trasporti e della convivenza.
e)      A lungo termine  l’edificazione sfrenata, l’uso estensivo del territorio e criteri pianificatori che generano spreco daranno luogo ad un  sistema economico poco efficiente ed efficace, oltre all’ulteriore  deterioramento del paesaggio e della qualità di vita che comporterà un peggioramento del valore economico dello stesso paesaggio, con implicazioni su: l’industria del turismo, il valore immobiliare, l’industria edile…. e con il rischio di  innescare un meccanismo di sottosviluppo.
La recente accettazione della legge federale sulla pianificazione del territorio, è un passo importante;  pur non recuperando  le malefatte edificate, chiarisce obiettivi, chiarisce la gerarchia  di responsabilità che dovrebbe consentire di gestire quel che resta del territorio con una visione  globale. Tra l’altro impone ai cantoni  un uso razionale del territorio obbligandoli a delimitare e ridurre le zone edificabili sovradimensionate, in funzione della crescita di popolazione prevedibile dei prossimi 15 anni. Un cambiamento che deve portare  Cantone e Comuni  a porsi la questione non soltanto di quanti abitanti può realmente  sostenere il territorio, ma anche di quali sono le implicazioni e le conseguenze nel tempo a livello paesaggistico, economico, sociale. La domanda impellente che occorre porsi è cosa vogliamo, consci che vi sono dei limiti. Una bella sfida, per il “Ticino città giardino”, come  qualcuno ebbe a dire, di cui oggi non possiamo che constatare gli “sfregi” inflitti dall’assalto  al paesaggio che  il verde della vegetazione, anche se  esuberante, non può più mitigare.

30  luglio 2013


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